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In 110 milioni in tutto il mondo per un deciso no alla politica neocoloniale di Bush
Il popolo pacifista in corteo contro la guerra all'Iraq
Gino Strada: "Questa guerra è una follia, l'Iraq non rappresenta un pericolo, questa è la guerra del petrolio"

di Ambra Mazzia

Foto Tiziano MarcocciaRoma. “Sì alla pace senza se e senza ma: fermiamo la guerra in Iraq”: con questo striscione si è aperto il corteo pacifista nella capitale per dire no alla guerra, per far sentire la propria voce contro un conflitto dominato da ragioni esclusivamente economiche mascherate dalla necessità di una “missione umanitaria” contro il terrorismo e l’oppressione del regime di Saddam nei confronti del popolo iracheno. Tre milioni di anime per gli organizzatori (seicentomila per la Questura) hanno attraversato vie e piazze romane lungo un percorso di ben dieci chilometri costellato da bandiere, striscioni, manifesti e caricature dei Grandi del mondo, ma soprattutto dal desiderio di non rimanere inerti di fronte ad un conflitto che potrebbe avere conseguenze disastrose, legate ad innumerevoli perdite civili e ad una rinascita del risentimento arabo nei confronti dell’Occidente. La partenza del corteo è stata addirittura anticipata di ben due ore per la grande e, in parte inaspettata, affluenza dei cittadini: varie le sigle e le motivazioni dei partecipanti, numerosi i cattolici, gli studenti e i membri di organizzazioni umanitarie ed animaliste per difendere il diritto alla vita di ogni essere vivente. “Questa guerra è una follia!”- afferma Gino Strada, fondatore di Emergency - “L’Iraq oggi non rappresenta più una minaccia per nessuno. Bush vuole la guerra per il petrolio, non a caso Bagdad ha riserve petrolifere di miliardi di barili per un valore superiore del 25% rispetto a quelle dell’Arabia Saudita. E poi per legittimare l’intervento in Afghanistan ci hanno parlato delle miserrime condizioni delle donne arabe e del regime del terrore instaurato dai talebani, ma ora qualcuno di voi ha più sentito parlare di tutto questo? La verità è che la causa umanitaria spesso finisce per diventare un pretesto per terribili azioni criminose”. In questa giornata mondiale della pace hanno sfilato, secondo le stime della CNN, oltre 110 milioni di persone per ribadire il loro no all’imperialismo americano e indurre i governi europei a creare una barriera comune e condivisa contro questa politica: da Londra a Madrid, da Tokyo a Nuova Delhi, da Berlino a Bagdad è stata massiccia ed imponente la mobilitazione dei cittadini, iniziata a Melbourne e conclusasi in Canada con l’ultimo corteo della giornata. E mentre non accenna a placarsi la bufera che ha investito la RAI ed il suo direttore generale Saccà, rifiutatosi di mandare in onda la diretta del corteo per non effettuare pressioni sul Parlamento, Fini rompe il silenzio del Governo sulla manifestazione: “Ora la pace è sicuramente più lontana: antiamericanismo ideologico e pacifismo totalitario a tutti i costi non sono di certo elementi che indurranno Saddam al disarmo”.

 

Foto Tiziano Marcoccia

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