8  marzo: mattinata di approfondimento sulle donne afghane presso la  Stampa Romana   | 
                
                 
                                      Il vento di Kabul soffia sulle “Ultime della classe”  | 
                
                 
                  Un  videoreportage e un libro delle giornaliste RAI Daniela Binello e  Tiziana Ferrario tracciano la difficile condizione femminile del  Paese asiatico.  Un pensiero rivolto all’inviato di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, nelle mani dei talebani  | 
                
              
               di Maira Nacar
              Roma.  Si è svolto, ieri, 8 marzo, a Roma, presso la Stampa Romana,  in Piazza della Torretta, 36, un incontro di approfondimento sul  mondo femminile afghano, organizzato  dall’Associazione Stampa Romana. A raccontare la vita delle donne  in Afghanistan, due inviate di guerra, Daniela Binello (RAI News24),  e Tiziana Ferrario (TG Uno). In occasione  della Festa della donna ha preso forma un dibattito a doppia  angolatura, sulla difficile condizione femminile afghana, e sulla  libertà negata all’informazione, in segno di solidarietà,  verso l’inviato di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, rapito  dai talebani, nella zona di Kandahar, tra il 4 e il 6 marzo scorso.  E’ un messaggio di pace, quello fuoriuscito dalla sede degli amici  della Stampa Romana, così come ha rilevato Silvia Garambois,  SEGRETARIO DELL'ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA, molto sensibile al  tema della solidarietà femminile tra popoli, vivendo, ella,  oltretutto, in una zona della capitale, quale Piazza Vittorio, dove  l’etnicità è arricchimento, ma, anche, presenza  fissa, per tanti stranieri, che illic risiedono e lavorano. Ed  è proprio la Garambois ad introdurre il dibattito  sull’universo femminile afghano, affermando che “Morire è quanto di più terribile possa capitare alla femminilità”, come la morte per parto o per guerra, raccontata, in poco meno di  due ore, dalle inviate Rai, Binello & Ferrario. Il canale della  riflessione si è aperto con il reportage, filmato da Daniela  Binello, dal titolo ULTIME DELLA CLASSE", trasmesso da RAI  News24. Otto minuti, intensi, significativi, rubati al Reparto  Maternità e sala Parto dell'Ospedale di Herat,  nell’Afghanistan Settentrionale. La visione delle difficili  condizioni delle mamme partorienti afghane ha suscitato le sincere  congratulazioni di Tiziana Ferrario verso la collega Binello. La  Ferrario, prima, d’introdursi con delle considerazioni sulle  donne-soldato, si è riallacciata al tema della “maternità  difficile”, in Afghanistan, sottolineando il tasso elevato di  mortalità per maternità, il più alto al mondo,  in quel paese. “In genere – ha detto la popolare  giornalista – “si preferisce ancora partorire in casa, e da  questo dipende l'alta mortalità di donne e bambini, e per  questo, il reparto maternità, a Kabul, è sempre vuoto”.  Se risulta ardua l’ancestrale pratica del parto, nell’ospedale di  Kabul, a maggior ragione lo è in certi villaggi sperduti, dove  – ha concluso la Ferrario - “ci si muove ancora a dorso di  mulo e già il solo fatto di spostarsi è un’impresa”.  La popolare giornalista del TG Uno delle ore 20.00, vincitrice del  premio Santa Marinella, per  il libro “Il Vento di Kabul”,  edito dalla Baldini, Castoldi Dalai, ha voluto, invece, raccontare,  alla Stampa Romana, uno dei suoi ultimi reportage realizzati sulle  afghane, nelle vesti di soldatesse, perché rappresentavano una  novità, così come stabilisce la Costituzione afghana.  Concluso il suo intervento, Silvia Garambois ha lanciato la palla  nuovamente a Daniela Binello, invitandola a commentare, le immagini  di Daniele Mastrogiacomo, (tratte da una trasmissione di  Repubblica tv), fatte scorrere, per tutto l’arco  dell’incontro, alla presenza della Stampa nazionale ed estera  intervenuta, mentre, contestualmente, l’inviata di Rai News24  apriva una parentesi sul fenomeno del suicidio delle giovani donne  afghane “povere di mezzi, ma non di cuore”, rispetto a  quelle “poche” fortunate, residenti nella terra, crocevia tra  Oriente e Occidente. Condizioni di vita, queste, difficili per tali  eroine asiatiche del sopravvivere quotidiano, che, non hanno aiuti da  parte di nessuno. Vale la pena di ricordare, che, in Afghanistan,  l’uomo è padre-padrone, patriarca assoluto della famiglia,  dove è già così grande la rivalità tra  capi-famiglia, figuriamoci tra uomo e donna. Quest’ultima, in un  angolo di mondo così farraginoso, diviene davvero ultima ruota  della serie familiare o come direbbe Daniela Binello “ultima  della classe”, priva di diritti e appesantita da doveri, tali,  da lederne la dignità femminile, ridotta all’osso. Le  immagini del filmato della Binello riscuotono l’adesione generale,  partendo proprio dal Segretario dell’Associazione Stampa Romana,  Silvia Garambois, la quale ha aggiunto, però, che non solo in  Afghanistan “ma, anche, nel nostro Paese, ci sono cose  non facili da raccontare”. La conversazione sul Paese afghano  ha visto, rispettivamente, la presenza “attiva” della senatrice  Rosa  Villecco (Ulivo), vedova di Nicola Calipari, membro della commissione  Difesa del Senato; della Principessa  Fatima Zaher, primo consigliere dell'ambasciata afghana e del  Presidente della Comunità italiana - “Afghani in Italia”  - Qorbanali Esmaeli.   Il rapporto “guerra e pace” dell’Afghanistan  è l’aspetto trattato dalla senatrice Calipari, che, nel  ringraziare le due inviate di guerra, Binello e Ferrario, le ONG e  tutti quelli, che, con la propria opera, professione, servizio,  donano un pezzo di testimonianza vivente “diretta”, alla  classe politica, “indirettamente”, impegnata, al chiuso dei  palazzi del “servizio all’istituzione”, non ha mancato,  però, di sottolineare il suo personale sostegno al Ministro  degli Esteri, Massimo D’Alema, circa la controversa questione della  presenza militare italiana, in Afghanistan. Per Rosa Calipari bisogna  andare avanti con le proprie responsabilità, perché  questo accresce il senso di difesa della nostra patria, fuori del  confine, e nel contempo, rafforza l’immagine e il prestigio  dell’Italia, in sede ONU. “Essere presenti è un patto  con la civiltà che merita il sostegno di tutti”.  E prosegue – “Lo stesso tentativo di lapidazione ai danni di  un’esponente politico femminile, al Parlamento afghano, è un ulteriore segnale della scarsa forza della donne, in  quel paese”. Terminato l’intervento della senatrice Villecco  Calipari, la parola è passata alla Principessa Fatima Zaher,  primo consigliere dell'ambasciata afghana, la quale ha ringraziato  calorosamente tutta la Stampa Romana, giornalisti e “giornaliste”,  per avere dedicato, ancora, una volta, l’8 marzo, alle donne  afghane. A ciò è seguito un lungo discorso, letto,  nella nostra lingua. Il Presidente della Comunità italiana -  “Afghani in Italia”, Qorbanali Esmaeli ha concluso  l’intensa meridiana sulle donne & la libertà  d’informazione negata, esprimendo, anch’egli, vicinanza  spirituale per la Festa della mimosa e per Mastrogiacomo. Qorbanali  ha quindi affermato, che, nella sua comunità, il 95% degli  uomini è a servizio delle poche donne che ne fanno  parte; uomini che provvedono in tutto e per tutto, lavorando,  davvero, senza risparmio, per l’altra parte della coppia. In  ultimo, prima dell’aperitivo di congedo, a base di “sambusặ”,  “chai” e “baghlava”, offerto dalla Comunità  afghana di Roma, è giunto un augurio e una raccomandazione:  l’augurio da parte del presidente Esmaeli, che le cose in  Afghanistan possano continuare a cambiare. “l’Afghanistan  nuovo” – ha detto – “non arriva in cinque o sette  anni”. Come per la costruzione di una casa, esso necessita di  gradualità, mattone su mattone”. La  raccomandazione, arriva, invece da Silvia Garambois ed è  quella di non dimenticare tale giornata, soprattutto per il nobile  esercizio della libertà di stampa. “I giornalisti hanno  la chiave dell’informazione, in mano, affinché si  sappia cosa succede in Afghanistan”.