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Al teatro “Sala Umberto” sono di scena Totò e Anna Magnani
Con il “Principe” e “Nannarella” un tuffo amarcord
Antonello Avallone e Maria Cristina Fioretti interpretano magistralmente i due divi di un mondo dello spettacolo che non c’è più, quando a recitare erano solo attori veri e non cialtroni catapultati dalla vergogna dei reality show oppure squallide sorelle favorevolmente imparentate

di Francesca Guidato Berger

toto  -  manganiRoma. Nostalgico e affettuoso il tributo reso a due storici attori, ancora cari al pubblico di tutte le generazioni, dalla pièce “Io, Totò e la Magnani”, l’atteso varietà in programma al teatro Sala Umberto dal 16 al 28 novembre, palcoscenico che segnò la prima apparizione romana di un Totò non ancora celebre. Un’operazione brillante voluta da Antonello Avallone, che tra l’altro ha curato egregiamente anche una regia che non dà il tempo di respirare, riproponendo siparietti, macchiette, canzoni dalle riviste di Michele Galdieri.
Il tempo va a ritroso quando illuminata sulla scena appare Anna Magnani, che con padronanza di misura è interpretata da Maria Cristina Fioretti, che non rende di “Mamma Roma’’ una banale imitazione, bensì riesce, con un serio lavoro, a ricordarla in alcune precise gestualità e soprattutto nella voce, pur conservando la naturale predisposizione di toni più alti.
La Magnani è al telefono, il suo interlocutore è Mario Monicelli, la discussione è intima, amichevole; lui tenta di convincerla a girare con Totò un film che scopriremo essere l’indimenticabile “Risate di gioia”. La diva è donna verace e non sente ragioni, ha ricevuto l’Oscar e non ci tiene a fare una “Totoata”: il connubio con l’attore che era poco considerato dall’élite cinematografica di quell’epoca, lei non lo accetta. Monicelli, pero’ non demorde e telefona al principe della risata.
Straordinaria l’entrata in scena di un attore di notevole esperienza come Antonello Avallone, che non cede alla tentazione di scontate ripetizioni, riuscendo così ad incarnare perfettamente il principe Antonio De Curtis nelle sue vesti di uomo e di attore. Infatti è proprio questo il valore aggiunto dello spettacolo, che oltre a proporci passaggi che hanno visto insieme i due miti nelle riviste di varietà, ci offre l’opportunità di viverli anche in quello che è stato il loro privato: il sociale, gli affetti e il rapporto personale.
Anna Magnani, che mentre sta recitando corre a raggiungere suo figlio, dopo aver ricevuto la notizia che quest’ultimo ha la poliomielite è un momento di grande emozione offerto dalla bravissima Fioretti.
Totò è da solo quando riceve in camerino una telefonata che gli annuncia la possibilità di un suo imminente arresto, ed Avallone interpreta perfettamente la sobrietà con la quale il “mito” partenopeo, mettendosi una mano sulla fronte esclama:”…guarda questo caporale Hitler cosa sta combinando!’’
Comunque Monicelli convince i due protagonisti e gira il suo ”Risate di gioia’’.
Nel finale non poteva mancare il bizzarro baciapiedi del principe De Curtis a “Nannarella”.
Ottima la ricerca sui testi e gli aneddoti raccolti da Rita Galdieri, che oltre ad interpretare suggestivamente due cammei è nipote di Michele Galdieri. Apprezzabilissimo il lavoro degli altri componenti del gruppo: Gino Auriuso, Flaminia Fegarotti, Matteo Lombardi.
Convincente, essenziale ed elegante la scenografia di Red Bodò, che ha curato anche i costumi, supportata in questo da Roberto Di Falco.
Una nota di merito proprio agli abiti, frutto di un’attenta ricerca fotografica.

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