Si  è chiusa con larghi e unanimi consensi la kermesse sanremese 
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              Non  sono solo canzonette  | 
             
            
              
                  Ha  vinto l’impegno sociale con Simone Cristicchi e Fabrizio Moro, ma è  stata altamente considerata anche la tradizione melodica italiana nel  festival più eterogeneo che si ricordi. Per Pippo Baudo un  risultato d’insieme ampiamente positivo 
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            di Antonella Salvucci  
                         Un  cast così variegato non si era mai visto come per la 57a  edizione del Festival di Sanremo che Superpippo, il quale ha  voluto accanto a sé la sempre sorridente Michelle Hunziker, ha curato  nei minimi particolari e soprattutto senza l’eliminazione dei Big  in gara. E'  stato definito il festival dell'impegno e della "concordia"  (parola usata da Baudo con un velo di polemica verso  il panorama politico attuale), ma dove a vincere è stata di certo  la musica italiana e, caso raro, per la prima volta sia  nella sezione Giovani che nella sezione Big, il premio della  critica ha coinciso con quello del pubblico. Ne  è un esempio la vittoria del brano "Pensa" di  Fabrizio Moro,  ex facchino che era già salito sette anni fa sul palco  dell'Ariston, ma quasi ignorato, per il quale ha funzionato il detto latino  "ripetita iuvant" dato che, in questa edizione, da super  favorito si è ritrovato sul podio. Sulla  stessa linea, anche musicale con prevalenza di rap, c’è  Simone Cristicchi che, dopo essersi imposto al grande pubblico  con "Vorrei cantare come Biagio Antonacci" sembra aver  intrapreso una sua personale direzione artistica e, a furor di  popolo, ha vinto nella categoria Big con un brano ed un'interpretazione  delle più originali "Ti regalerò una rosa",  sul delicato tema della malattia mentale. Alle  sue spalle, al secondo posto, un grintoso Albano con "Nel  perdono", canzone  scritta da suo figlio Yari con musica firmata da Renato  Zero. Ha dovuto invece  fare una lunga gavetta nei pianobar in Germania prima di  avere le carte in regola per essere ammesso alla kermesse sanremese  il terzo classificato con "Schiavo d'amore", Piero Mazzocchetti,  colui che è già stato ribattezzato il “tenore  in miniatura”. 
            Una  miscela perfetta di tradizione e innovazione dove si consumano  duetti familiari (Roby & Francesco Facchinetti e i fratelli  Bella), brani teatrali di Milva, Tosca e Paolo Rossi,  contaminazioni tra tango e flamenco con Leda Battisti,  formazioni consolidate (gli Stadio) e recenti (Velvet  e Zero Assoluto), canzoni d'amore romantico ( Mango e  Meneguzzi) o rovente (Amalia Grè e Nada), messaggi di fiducia  e speranza con Concato , un testo dolcemente malinconico  per l'atteso ritorno di Johnny Dorelli e, su tutti,  si eleva un grido armonioso e deciso contro l'assurdità della  guerra con la veterana Antonella Ruggiero. 
            Unico  a risollevare gli animi con una ventata di allegria è  Daniele Silvestri con "La Paranza", canzone che è già  diventata l'inno dell'isola di Ponza e che riconduce la  memoria ai successi arboriani di "Quelli della notte". 
            Grandi  consensi dunque e grande share, anche per risalire la china  rispetto allo scorso anno, a consacrare il Pippo nazionale ancora  una volta paladino della tradizione musicale  italiana per far sì che non siano solo...canzonette. 
              
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