Si allarga lo scandalo 'Casa nostra' 
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                  Spuntano altri nomi di fortunati. Il figlio di Cossiga, Giuseppe. Il   governatore della Calabria Loiero. L'ex direttore Rai Agnes. E poi un generale   della Finanza, magistrati...  
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             Ho dei punti in comune con Pier Ferdinando Casini. Siamo di mezza età, bellocci,   separati, e abbiamo avuto due figli dal primo matrimonio. Alla ex moglie lui ha   regalato un palazzo, io ho lasciato alla mia il nostro appartamentino. Lui va in   chiesa tutte le domeniche, io non ci vado mai. Per tutto il resto lui è un T-Rex   e io un topolino. Sto subendo un'ingiustizia incredibile in un paese che si   definisce 'di diritto', ma credo ancora nella libertà, nella libertà di stampa. E poi mi chiamo Davide, e forse proprio per questo posso provare a   difendermi dai Giganti... 
             
            Davide Morchio, dipendente Assitalia,   è il dirimpettaio dell'ex presidente della Camera, che grazie alle   cartolarizzazioni tra il 2005 e il 2007 riuscì a comprare per la sua famiglia a   buon prezzo un'intera palazzina a via Clitunno. La casa dove vivono   Morchio e la sua nuova consorte, dell'ex patrimonio Ina-Assitalia, è invece   finita al gruppo Caltagirone. Nonostante il diritto di prelazione, Davide ora   deve andarsene, e scrive a tutti chiedendo aiuto. "Per noi è un dramma. Il mio   stipendio di agosto non arriva a mille euro, sarebbe dura andare in affitto   senza sconto. L'11 settembre arriva l'ufficiale giudiziario per cacciarci,   speriamo senza la forza pubblica. Il Quirinale qualche settimana fa è   intervenuto chiedendo al commissariato di zona di non esasperare gli animi. Ma   ora c'è un nuovo ufficiale che ha spodestato il precedente, considerato troppo   morbido dai Giganti. 
             
            L'acquisto di immobili a prezzi di favore per   politici, ministri e sindacalisti ha sempre un rovescio della medaglia. Gli inquilini normali, se non hanno la fortuna di finire in una vendita   collettiva, difficilmente hanno gli stessi trattamenti di favore riservati ai   vip. Con i nuovi proprietari il canone schizza alle stelle, i prezzi al   metro quadro diventano 'di mercato': l'affare diventa un'esclusiva della   nomenclatura. Scavando scavando, di nomi eccellenti che hanno comprato casa da   enti pubblici a prezzi stracciati ne spuntano in continuazione, come funghi. La   capitale dello scandalo è Roma: oltre la metà degli alloggi (il 52,4 per cento)   piazzati con la maxi-dismissione della Scip2 sono infatti localizzati nella   capitale. Al secondo posto, ben distaccata, Milano (con l'8,5 per cento degli   alloggi), poi Bologna (3), Napoli (2,9) e Genova (2,5). La scorsa settimana   'L'espresso' raccontava l'acquisto da parte del presidente emerito della   Repubblica Francesco Cossiga di un appartamento in via Quirino Visconti, a   Prati. Il senatore a vita ha comprato da Initium (società partecipata da   Generali e Lehman Brothers che aveva rilevato in precedenza l'immobile   dall'Assitalia), facendosi accompagnare dal notaio dal figlio Giuseppe. Ma lo   stesso giorno (il 10 maggio 2004) e con lo stesso notaio, Giuseppe, oggi   deputato di Forza Italia, riusciva ad acquistare anche un appartamento per sé:   6,5 vani catastali più una cantina di 47 metri quadri in via Visconti, due   portoni dopo quello di papà, per circa 590 mila euro.  
            Un ottimo affare. Un colpaccio lo mette a segno anche Agazio   Loiero, ex ministro mastelliano e attuale governatore della Calabria.   In comunione con la moglie acquista a giugno del 2005 il suo appartamento a via   Guglielmo Calderini (un terzo piano con ingresso, salone doppio, tre camere,   cucina, tre bagni e due balconi) per soli 189 mila euro. La vendita, va   sottolineato, è collettiva: la Scip svende i 13 appartamenti dell'immobile e fa   felici anche altri inquilini. 
               
            I privilegi non sono solo appannaggio di   pezzi da novanta della politica (da Mastella a Veltroni, da Baccini a Pionati),   ma anche di giornalisti, magistrati, persino di rappresentanti delle   forze armate. Il caso del generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi è paradigmatico. Da Initium il finanziere, uno   degli uomini di fiducia dell'ex ministro del Tesoro Giulio Tremonti, nel   settembre del 2004 compra un attico a viale Aventino, di otto vani e mezzo, più   due cantine e un box auto. Nel pacchetto (il generale e la moglie hanno speso   702 mila euro, ben al di sotto del prezzo di mercato: la zona è tra le più care   di Roma) finisce anche un appartamento di quattro vani al piano terra.   Particolare curioso: sui balconi ci sono due verande di vetro e alluminio   costruite abusivamente (risultano agli atti domande di condono nel 1986 e nel   1995), ma anche il generale, comandante del I Reparto del Corpo, sfrutta la   sanatoria voluta dal governo Berlusconi. 
            Per chiudere i conti con il catasto invece di smontare l'illecito fa domanda di   sanatoria pagando circa 3.500 euro. Nella lista di chi ha comprato a   prezzi stracciati ci sono anche due alti magistrati. Italo   Ormanni, procuratore aggiunto e coordinatore della Dda della Procura di   Roma, nel 2005 ha comprato dalla Scip un appartamento ex Inpdap per 120 mila   euro: 4,5 vani catastali più cantina a due passi da Trastevere. "Un'ottantina di   metri quadri", diceva al 'Giornale' nel 1995. La vendita è collettiva, ma il   prezzo medio è molto al di sotto rispetto a quelli di mercato. Si sarà mangiato   le mani Massimo D'Alema: prima che lo scandalo Affittopoli costringesse il   futuro vicepremier a cambiare casa, anche lui alloggiava nello stesso palazzo. A   occhio e croce ha perso una plusvalenza potenziale da 200 mila   euro.Pietro Grasso, capo della Direzione nazionale antimafia,   approfitta invece di una vendita collettiva dell'Inpdap in zona Eur: nel 2001   5,5 vani catastali più cantina e box vengono comprati dal pm per circa 120 mila   euro. Il paradosso è che gli appartamenti 'popolari' della palazzina finiscono   anche ad alti dirigenti degli Aeroporti di Roma, all'ex vice procuratore della   Corte dei conti Nunzio Piazza e alla moglie di Antonio Germani, il notaio che   firma alcuni atti di vendita collettiva dell'Inpdap. 
               
            Anche i   giornalisti hanno puntato sugli enti previdenziali. A parte   Giuliano Ferrara, proprietario dal 2003 di sei vani con terrazzo a   Testaccio (886 mila euro), il 'pensionato' Biagio Agnes (così è   definito nell'atto di vendita l'ex direttore generale della Rai) all'inizio del   2004 ha comprato a via della Farnesina un appartamento su due piani (il quinto e   il sesto) di ben 14 vani catastali, per poco più di un milione di euro. Un colpo   di mercato non da poco dovuto, secondo gli esperti, alla cattiva gestione della   Scip delle case ex Inps. Una svendita che ha permesso ad Agnes di inserire nello   stesso pacchetto anche una cantina (36 metri quadri) e un box auto. 
            Nulla di nuovo. Tutte le cartolarizzazioni, ha attaccato la Corte dei   conti in un'indagine sulle cessioni di Stato effettuate nel periodo 1999-2005,   sono state condotte in maniera "opaca", con obiettivi "tutt'altro che chiari".   In riferimento agli immobili i giudici sono ancora più drastici. A parte   disabili e anziani, nelle cessioni si sono considerati asetticamente gli   inquilini come un blocco unico, come "fasce sociali deboli per il fatto stesso   di non essere proprietari dell'immobile abitato". La concessione dello sconto   non è stata infatti subordinata o graduata all'accertamento del livello   reddituale e patrimoniale del beneficiario: gli acquirenti si sono trovati così   "ad avere nel momento giusto una conoscenza privilegiata di mercati pubblici di   locazione immobiliare di nicchia". 
               
              Gli inquilini fortunati e i   vip con entrature politiche hanno goduto di sconti che, rispetto alla   stima iniziale fatta dal governo, hanno fatto perdere alle casse pubbliche 3,48   miliardi di euro. Anche le statistiche sulle vendite non vanno faville: per ora,   secondo l'indagine della Corte, su oltre 90 mila unità immobiliari messe sul   mercato meno di un terzo è stata acquistata (dati 2005). Lo studio non fa cenno   alla dismissione delle case del Comune di Roma, con scandali finiti in decine di   interrogazioni parlamentari. "Per ora nessuno indaga seriamente. La storia dei   320 immobili destinati ad associazioni non profit è, per esempio, incredibile",   racconta il presidente di Oikos, Enzo Minissi: "Dopo 12 anni solo 78   appartamenti sono identificabili, mentre gli altri sono praticamente spariti,   assegnati forse ai soliti noti a canoni ridicoli. Sono occupazioni illecite,   temiamo, di case di gran pregio: basti pensare a un appartamento a piazza Navona   dato a una fantomatica associazione Rostropovich, o a una casa a piazza Esedra   intestata agli Ex alunni del liceo Avogadro di Chieti. In entrambi i casi niente   targa, telefono, citofono". 
               
            Nessun nome identificabile nemmeno sul   citofono del complesso di via delle Tre Madonne, una serie di palazzine nel   cuore dei Parioli un tempo di proprietà dell'Ina. Decine di appartamenti di   lusso finiti in blocco, dopo un giro vorticoso di acquisti e cessioni, nel   portafoglio della Milano Assicurazioni, controllata a sua volta dalla Fondiaria   del gruppo Ligresti. Le varie targhette senza nome (è segnato solo il numero   dell'interno) nascondono però un pezzo di italica nomenclatura. 
            Qui vive da molti anni l'ex ministro Rocco Buttiglione insieme alla sua   famiglia. In affitto, con diritto di prelazione all'acquisto. Qui vive   anche Chiara Geronzi (gli inquilini dicono abbia preso in fitto tre   appartamenti, di cui due attici, per circa 900 metri quadri). Da poco è arrivato   anche Marco Cardia, il figlio del presidente della Consob Lamberto, mentre il   forzista Beppe Pisanu è di casa, visto che viene sempre a trovare figlio e   nipotini. Un palazzo di vip. Fondiaria, di vendere, sembra però non pensarci   nemmeno. "Quando scadono i contratti di locazione dei vecchi inquilini", dice   l'avvocato Antonio Jezzi, che è l'unico ad aver vinto la causa per ottenere il   riconoscimento del diritto di prelazione, "i nuovi proprietari li cacciano senza   scrupoli per mettere i loro amici. Che non hanno alcuna intenzione di comprare:   qui conviene stare in affitto, soprattutto se i prezzi sono inferiori a quelli   di mercato".  
            di Emiliano Fittipaldi 
              e Marco Lillo
               
              ha collaborato Laura Venuti 
             
            
              
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