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Nei giorni scorsi, presso la Casa del Cinema di Roma è stato presentato in anteprima nazionale “Lea” , coinvolgente ed insolito cortometraggio diretto dal giovane e promettente Dario Gorini con Valerio Aprea , Francesca Faiella , Anna Ferzetti , Luca Lionello , Carlotta Natoli , Elena Radonicich , Giovanni Scifoni e la piccola Giulia Salerno .

Il filmato, della durata di oltre venti minuti, racconta la curiosa storia, tra fantasia e realtà, della piccola Lea, deliziosa bambina di sette anni, figlia contemporaneamente di tre diverse coppie di genitori di differenti età, estrazione sociale ed attitudini comportamentali.

A svelarci nel dettaglio i retroscena della pellicola è stato il regista stesso, che abbiamo incontrato per una breve intervista.

Come ti è nata l'idea del soggetto?

Ho preso spunto da Frannçois” , il mio precedente corto realizzato nel 2008: l'intento è sempre quello di indagare sui sentimenti dell'animo umano. In quel caso ciò avveniva attraverso la creazione di una girandola di personaggi che si muovevano attorno ad un perno comune: il tavolino di un bar. Ora, in “Lea ”, il fulcro intorno al quale tutto ruota è un vero e proprio personaggio: Lea, appunto.

Qual è il messaggio che hai voluto lanciare?

Il mio obiettivo è quello di spingere lo spettatore ad una profonda riflessione sull'entità del rapporto tra genitori e figli, ponendo particolare attenzione sulle difficoltà e sulle problematiche che un padre ed una madre possono riscontrare nel difficile compito di educare il proprio bambino. Capita spesso infatti, che, educando un figlio, un genitore tenda ad imporgli delle regole con lo scopo primario di salvaguardarlo, ma, involontariamente, finisca per soffocare la sua personalità. E' opportuno, invece, tener presente che ogni bambino, nonostante abbia bisogno per la propria crescita di una guida ferma e sicura che sappia impartirgli insegnamenti e proteggerlo, necessiti anche di poter vivere in maniera spensierata i suoi anni, manifestando liberamente il proprio carattere e mantenendo viva la propria identità. Solo così, gli sarà possibile sviluppare naturalmente la propria autonomia fino al momento del fatidico distacco dai suoi punti di riferimento.

La protagonista è una bambina: con quale criterio l'hai scelta e come ti sei trovato a dirigerla?

E' stato abbastanza difficile riuscire a trovare un' interprete che racchiudesse tutti gli elementi che erano indispensabili per incarnare il personaggio. Cercavo una ragazzina che fosse sveglia, ma allo stesso tempo molto tenera, dolce, affettuosa. Alla fine ho trovato Giulia (Giulia Salerno n.d.r.), un'intelligentissima e vivace bambina di nove anni che, fin dal primo provino, è riuscita a stupirmi dimostrandosi adattissima al ruolo che avevo in mente, e, tra l'altro, aveva già avuto varie esperienze nel settore cinematografico. Nonostante il mio timore di dirigere per la prima volta una minore, mi sono trovato molto bene a lavorare con lei, come del resto tutta la troupe, che è rimasta conquistata dalla sua spontaneità e dalle sue straordinarie capacità interpretative.

Quali sono le difficoltà che hai incontrato nella realizzazione?

La più grande è stata sicuramente quella di riuscire a girare il film e poi montarlo tecnicamente in tempi molto brevi, specie considerando che il tutto è stato girato in soli quattro giorni di riprese sullo sfondo di quattro locations diverse. Senza poi contare che, come in qualsiasi progetto a basso costo, risulta sempre estremamente difficile ottenere un risultato ottimale usufruendo di mezzi limitati.

E' stato facile, invece, trovare gli altri attori?

Incredibilmente, ho riscontrato molta scelta di altissima qualità e, sebbene non abbia trovato subito gli interpreti giusti, devo dire che, poco a poco, la compagnia attoriale si è formata in maniera molto armonica. Ho reclutato sia personaggi con cui avevo già collaborato precedentemente, sia nuove scoperte che ho selezionato tramite degli incontri più che attraverso dei veri e propri provini.

Abbastanza problematico, invece, è stato trovare l'attrice che potesse impersonare al meglio Lea da adulta: sicuramente doveva assomigliare alla Lea bambina nella fisionomia e nei colori, e, non ultimo, doveva possedere un'espressione che ne custodisse il ricordo. Fortunatamente ho riscontrato tutti questi requisiti nella bravissima attrice emergente Elena Radonicich che si è rivelata davvero perfetta.                                             

Come pensi di promuovere questo tuo lavoro?

In attesa della messa in onda in televisione di “Lea” ,che è già stato acquistato da Mediaset Premium, conto di presentarlo a varie manifestazioni e festival riservati ai cortometraggi che non abbiano il limite della durata di quindici minuti, lasso di tempo che il mio corto supera abbondantemente durando circa ventiquattro minuti.

A quando un lungometraggio?

Spero presto, ho già pronti due progetti a basso costo a cui sto lavorando da un anno che conto di realizzare non appena avrò trovato un valido accordo finanziario.

Considero “Lea” un'ottima palestra in vista del lavoro più impegnativo che sicuramente richiederà la messa a punto di un film lungo.

Il nostro incontro finisce qui.

Dario Gorini, oltre che bravo e preparato, ha le idee molto chiare ed è sicuramente meritevole di cimentarsi in una prova più completa ed esaustiva del suo talento. Glielo auguriamo di vero cuore.