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Editoriale

L’ultima disperata “panzana” di un Cavaliere agonizzante

di Antonello De Pierro

Berlusconi - Mimun - ProdiE’ stata l’ultima lancia scagliata con la forza della disperazione da parte di un Cavaliere ormai col cavallo morente. Con l’approssimarsi del verdetto dell’urna ha cercato di giocare la carta della demagogia più spregevole, dopo i “bambini bolliti per concimare i campi” e lo spauracchio delle varie tasse inventate, facendo leva sulle emozioni confuse di una popolazione ormai stremata e spolpata dalla politica aggressiva esercitata dalla classe dominante in un quinquennio da affondare per sempre nelle paludi dell’oblio. I sindaci sono saltati sulla sedia quando hanno udito quelle parole, tra l’altro proferite in extremis, e quindi senza la possibilità di un contraddittorio, di una replica che potesse spiegare quanto fosse vacillante la piattaforma su cui un premier ormai all’angolo, aveva posato l’illusione degli italiani di risparmiare l’ICI, e il suo barlume di estrema speranza di “rapinare” qualche consenso a quell’esercito di “coglioni” che ha preso definitivamente le distanze da chi negli ultimi due anni ha accresciuto il suo patrimonio, tanto da passare da 5,9 miliardi a 12 miliardi di dollari, che ha fatto varare ben quindici leggi ad personam, che ha trasformato abilmente il famoso conflitto di interessi in “armonia di interessi”, che ha fatto retrocedere, nonostante lo share di gran lunga più elevato, gli introiti pubblicitari della RAI, facendo lievitare in maniera esponenziale quelli delle reti Mediaset, e che soprattutto ha travolto, stravolto e mortificato la Costituzione, mentre la maggior parte degli italiani ha dovuto fare i conti con una crisi economica senza precedenti. Certo, tra i tanti, qualche “coglione vero” ci sarà pure, che crederà alla panzana dell’ICI e regalerà (o forse meglio donerà) il suo voto al quel Centrodestra che ha calpestato i suoi diritti, ma indubbiamente i tanti dimostreranno al nostro caro e simpatico premier che l’appellativo poco ortodosso loro affibbiato non calzava affatto e che l’Italia si governa con i fatti, e non con la retorica populista a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Anche gli alleati postfascisti e pseudocristiani sono rimasti spiazzati dall’assist berlusconiano, e pur probabilmente non credendo all’ultima frottola “acchiappavoti”, a una manciata di ore dalle consultazioni elettorali hanno dovuto sostenerla a tambur battente. Il macigno di propaganda pura scagliato dal Berlusca, su una campagna elettorale già infuocata, si sgretola da solo al primo vento di saggezza riflessiva della coscienza degli elettori, anche perché lo stesso premier non ha indicato dove avrebbe preso i soldi per colmare l’eventuale voragine provocata dall’abolizione dell’ICI (probabilmente solo perché egli stesso non lo sapeva). Il gatto berlusconiano si morde dolorosamente e inesorabilmente la coda. Il denaro incamerato dai comuni con l’imposta in questione va a soddisfare le esigenze primarie nel campo dei servizi (scuola, sanità, ecc.) Qualcuno, facendo i raggi al cranio del premier ha ventilato la possibilità di aumentare l’imposta comunale sulle eventuali altre case di proprietà. Un’ipotesi irresponsabile da far venire i brividi. Chi possiede altri immobili di proprietà, generalmente li affitta, e un’eventuale soluzione di questo tipo, andrebbe indubbiamente ad influire proprio sugli affitti già esosi, che getterebbero tonnellate di combustibile sul fuoco della precarietà e dell’incertezza che brucia a fiamme elevate sulla realtà quotidiana della popolazione. Quella precarietà ed incertezza, foraggiate da cinque lunghi anni di governo antipopolare, che ha distrutto il mercato del lavoro e annientato lo stato sociale e che pur di soddisfare la demagogica statistica del milione di nuovi posti di lavoro, sottoscritto nel famoso e monofirmato contratto con gli italiani, ha distribuito a grappoli contratti di assunzione a breve termine, che hanno disegnato il profilo preoccupante di un futuro instabile di più generazioni di “coglioni” (dopo il danno la beffa), che ora manderanno a casa il signor Berlusconi, archiviando il capitolo socialmente più tragico e buio della storia repubblicana, con le dolorose pagine scritte sul sacrificio soprattutto delle cellule più deboli del tessuto sociale, tra sorrisi beffardi, “tagliandi” estetici, panzane e bandane.

 


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