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Enrica Bonaccorti

Faccia a faccia con Enrica Bonaccorti
Una convivenza lunga seimila anni raccontata dalla paladina degli amici a quattro zampe in tv
Il rapporto tra uomini ed animali. La lotta all'abbandono. Il sostegno al ministro Sirchia

di Patrizia Notarnicola

Il rispetto per la natura Enrica lo ha di certo ereditato dalla sua regione d'origine, la Liguria, una terra ricca di paesaggi costieri e spazi verdi che tolgono il fiato. Ma è ad una filosofia che viene da molto più lontano, dall'India, che la nota conduttrice si ispira quando, dagli studi di Canale 5 a Cinecittà, ogni domenica si fa portavoce dei diritti degli animali. Diceva Gandhi: "Il nostro prossimo è tutto ciò che vive". Questa frase segna l'inizio di una lunga chiacchierata che Enrica Bonaccorti accetta di fare con noi dopo aver sottoscritto la petizione per l'istituzione di un servizio veterinario a carico esclusivo del Comune nella capitale.

 

Enrica, sai di essere diventata un punto di riferimento per chi ama gli animali grazie alla tua rubrica all'interno di Buona Domenica?
Non può che farmi piacere. Gli animali sono cittadini del nostro stesso territorio, anche se considerati di serie C (di serie B sono già tante altre categorie " a due zampe"!). Anche loro hanno diritto a delle tutele non solo nel proprio interesse o in quello di chi li ama ma anche nell'interesse di chi si dichiara indifferente. Non si può ignorare che viviamo tutti fianco a fianco e da ben seimila anni!

 

Eri così vicina al mondo degli animali prima di occupartene in televisione?
Assolutamente si. La prova è Golfino, il mio cagnolino che ha compiuto dodici anni circa venti giorni fa. E' il "golfino" del mio cuore. Senza dimenticare Billa, "sua moglie".Per un periodo hanno vissuto con noi anche tutti i loro cuccioli. Prima ancora nella mia vita ci sono stati gli animali con cui ho condiviso la mia infanzia, anche se per me era problematico averne uno: fino a tredici anni infatti ho vissuto in una caserma per via del lavoro di mio padre. Ricordo che mi prendevo cura di Diana, un cocker biondo. Mi faceva compagnia nei momenti della giornata in cui ero sola. Quando all'improvviso Diana è sparita, ho provato un grande dolore.

Anche per te i cani sono stati una grande fonte d'affetto?

Non solo i cani. Ho avuto un gatto, Minni, e un canarino che si chiamava Rosa. Ho saputo solo dopo che quell'uccellino era un maschio ma io ho continuato a chiamarlo Rosa. Avevo addirittura imparato a fischiare come lui e insieme facevamo dei gran bei concertini.

 

Proprio grazie alle tue esperienze puoi ben immaginare quanto possano essere preziosi gli animali per gli anziani che vivono spesso in solitudine. A tal proposito hai dato la tua adesione ad una proposta del ministro della salute, Sirchia. Di che si tratta?
Di un' idea semplice ma geniale. Ottimizzare elementi che sono sullo stesso tavolo: da un lato il problema degli anziani che hanno poco supporto familiare, per motivi economici o di natura più personale; dall'altro la condizione di un numero infinito di cani abbandonati. Quelli di piccola taglia potrebbero essere i compagni ideali per le persone che vivono negli ospizi.

 

In altre parole la vicinanza di un cane è salutare?
Numerosi dati a livello mondiale provano quanto un amico a quattro zampe faccia bene in tutte le stagioni della vita, soprattutto nella prima e nell'ultima. Nella prima perché i bambini vivono in una atmosfera ancora più serena (con le normali ed elementari precauzioni non ci sono problemi di igiene). Nell'ultima perché un anziano è motivato alla vita da un altro essere vivente che ha bisogno di lui, che non lo giudica, che non lo fa sentire vecchio, a cui non importa quanti soldi ha in tasca, che lo ama indipendentemente dal fatto che sappia leggere e scrivere o far dei conti. Psicologicamente grazie ad un animale le persone in avanti con gi anni tornano ad avere la responsabilità di qualcuno di cui devono prendersi cura ed hanno una ragione per continuare a vivere. Fisicamente sono motivati a fare passeggiate all'aria pura tenendosi così in forma. In America molte compagnie d'assicurazione fanno tagli del 20% sui premi delle polizze vita degli anziani che hanno cani in casa perché hanno riscontrato un forte indice di diminuzione di visite mediche per gli anziani che hanno un cane.

 

I dati cui fai riferimento confermano quelli di cui siamo in possesso noi, sulla base dei quali la vita degli anziani si allunga di quattro-cinque anni quando vivono in compagnia di un animale.
Esatto. Purchè ci siano degli accorgimenti, così come nella prima parte della vita, anche nell' ultima! L'anziano che, come sappiamo, ha le ossa più fragili, non dovrebbe portare fuori un cane di grande taglia, di grande energia. E' alto il rischio di cadute e di rottura del femore. Bisogna trovare l'ottimizzazione anche di questo rapporto rispetto all'età, rispetto a chi sei tu, chi è l'altro.

 

Noi stiamo cercando di aiutare soprattutto le persone indigenti, oltre che, naturalmente gli animali, proponendo la istituzione di un pronto soccorso veterinario gratuito nella città di Roma, iniziativa che anche tu sostieni con impegno. Ritieni che le spese per gli animali siano spesso piuttosto alte? Secondo te gli anziani che vivono con pensioni minime ce la fanno ad affrontarle o invece rinunciano a priori alla compagnia di un cane?
Ricordo di aver letto, un paio di anni fa, di una deminutio nella denuncia delle tasse rispetto alle spese veterinarie ma la cifra che era possibile defalcare era davvero irrisoria. Si potrebbe fare di più anche da questo punto di vista. Senza contare che il cibo per gli animali è molto caro e, quando succede qualcosa, non si sa a chi rivolgersi.

 

Ti è mai capitato di dover soccorrere un cane in difficoltà?
La scorsa estate stavo tornando a Roma da Sabaudia ed ero sulla Pontina. La carreggiata che percorrevo era occupata nella corsia di sorpasso dal corpo di un grosso cane bianco, una specie di maremmano, purtroppo ormai senza vita. Mi sono fermata dopo pochi mesi e , non potendo far nulla da sola, ho chiamato prima il 12, poi il Comando dei Vigili di Latina che sono subito intervenuti. Non ho avuto bisogno di dire che ero un personaggio della televisione. Questa esperienza insegna che se tutti facessimo il nostro dovere di cittadini, anche le autorità del territorio in cui ci troviamo potrebbero far meglio il loro lavoro.

 

Prima ancora questo senso civico dovremmo dimostrarlo non abbandonando gli animali…
C'è un passo indietro ancora da fare. Bisogna arrivare alla scelta consapevole dell'animale che ti metti in casa, allo stesso modo in cui dovrebbe essere ponderata la scelta di un compagno di vita, di un convivente. La vita cambia: si arricchisce di sicuro ma diventa anche piena di vincoli al momento delle vacanze, dei viaggi. L' acquisto perciò deve essere consapevole. Quando uscì nelle sale il film La carica dei 101, tutti si entusiasmarono per i dalmata. In tutto il mondo si corse all'acquisto di cani di questa razza. Un anno dopo dappertutto una miriade di dalmata furono abbandonati. I genitori andarono incontro al capriccio dei bambini come se stessero comprando dei giocattoli e non un essere vivente di cui poi dovevano avere la responsabilità. In più nessuno sa che i dalmata appartengono ad una razza difficile da tenere in casa perché sono i più difficilmente addestrabili. Sono giocherelloni per tutta la vita ed arrivano ad avere dimensioni importanti.

 

Il fenomeno dell'abbandono è in costante aumento. Come lo spieghi?
C'era stato un 10% in meno di abbandono l'anno scorso e noi della trasmissione ne eravamo contentissimi, sentendoci partecipi del successo anche se all'uno per un milione. Quest'anno invece l'inversione di tendenza si è rivelata momentanea. Manca una coscienza civica.

 

Manca la reale conoscenza del significato di un rapporto con la natura. Secondo te è una questione di cultura di un popolo? Sei d'accordo con Carmen Russo, tra i primi firmatari della petizione, che ha proposto di inserire questo argomento tra gli insegnamenti da impartire ai bambini sin dalle scuole elementari come parte del programma di educazione civica?
Assolutamente si. Molto dipende dalle radici culturali. Mi viene in mente che, circa un anno fa, mi è arrivata una lettera di cui ho poi dato lettura in trasmissione. Una maestra ci raccontava di un esperimento fatto nella sua scuola adottando dei randagi che giravano intorno all'edificio. Adesso questi bambini, essendo motivati, sono cambiati, maturati, più responsabili e desiderosi di trovare anche altri momenti di aggregazione nel doposcuola insieme a questo "allevamento" di cagnolini.. L'insegnante scriveva che non le sembrava nemmeno di avere la stessa classe.

 

Ricapitolando, gli ingredienti per una sana convivenza col mondo degli animali sono cultura, vera conoscenza, una gestione razionale del rapporto con questi nostri compagni di vita. Il che può voler dire scegliere l'animale della giusta taglia a seconda delle dimensioni dell'appartamento in cui viviamo, a seconda dell'età e dei ritmi che abbiamo…
…Con la consapevolezza di doverli portare fuori per i bisogni più volte al giorno, di doverli far giocare, di doverci dialogare. Dicono che un cane può arrivare ad avere una comprensione di quasi cinquanta parole. A parte queste tesi più o meno credibili, come ogni altro essere vivente il cane ha bisogno di essere stimolato, accarezzato. La carezza fin da bambini ci rende meno propensi alla malattia. Quante più carezze abbiamo ricevuto nei primi ventiquattro mesi di vita, tanto meno incorreremo nella malattia. Questo vale per tutti gli animali a sangue caldo e, chi lo sa, magari anche a sangue freddo.

 

Avere un rapporto razionale con gli animali significa dotarli di una "carta di identità", del tatuaggio per ritrovarli in caso di smarrimento?
Si, sono favorevole al tatuaggio.

 

C'è qualcosa che non sapevi e che hai imparato sugli animali lavorando alla rubrica di cui ti occupi a Buona Domenica?
Molto. A partire dalle cose più semplici a cui non avevo pensato mai. Per esempio, quando si incontra un cane che non si conosce è sbagliato accarezzarlo subito con la mano alta sulla testa, come spontaneamente facciamo, soprattutto come fanno i bambini. Il cane non può capire che si tratta di una carezza. Vede solo un' appendice di un altro corpo vivente, di qualcuno che è sopra di lui e che lo sovrasta. A quel punto le reazioni possibili sono due. Una è di paura, per cui l'animale indietreggia. L'altra è di aggressione. Semplicemente bisogna porgergli la mano a palmo aperto e star fermi. In questo modo il cane capisce che tu sei il capo, perché è lui che si avvicina ad odorarti, non sei tu che lo vai ad inseguire. E poi vede una mano indifesa, per cui per curiosità, per conoscerti, viene ad odorarti. Dopo che il cane ti ha conosciuto, puoi girare la mano e fargli la classica carezza.

 

Hai fatto riferimento alla aggressività dei cani. Ci sono persone che la istigano, che fanno di tutto per farla venir fuori e per accrescerla. Mi riferisco a chi organizza combattimenti clandestini.
So che sono enormi le cifre che gente di malaffare investe ed acquisisce da questo utilizzo indecente dei cani. La posta in gioco ogni anno ammonta a milioni di euro. Ho letto che non ci sono ancora strumenti legislativi adeguati per combattere il fenomeno. La legge dovrebbe fare di più anche contro il maltrattamento degli animali. Secondo me dovrebbe essere considerato reato penale anche il maltrattamento passivo. Faccio un esempio recente. La scorsa estate una signora, partendo per le vacanze, ha lasciato il suo gatto sul balcone, affidando ad una vicina il compito di dargli da mangiare ogni tanto. La vicina ha cambiato i suoi programmi ed è partita. Il gatto è stato ritrovato stecchito sul balcone dopo strazianti miagolii. Alcuni inquilini, testimoni di questa vicenda, hanno chiamato i vigili ed è scattata una denuncia. Anche questo è un maltrattamento. Non c'è bisogno di arrivare alle botte o all'abbandono. Ci sono stati dei casi arrivati in trasmissione dovuti davvero all'ignoranza delle persone. Mi ricordo un cane bellissimo che aveva le zampe "palmate", tanto da camminare quasi come una foca, strisciando, perché era stato allevato in una stia di galline molto bassa. Basta pensare poi a quanto sono corte le catene che tengono legati i cani agli alberi.

 

Consideri una forma di maltrattamento anche far lavorare gli animali nel mondo dello spettacolo?
Non si può essere manicheisti, dividere il bene dal male in modo totale per gli animali che lavorano in un circo o in pubblicità. C'è da distinguere da caso a caso. Così come quando degli animali siedono accanto a chi chiede le elemosina. E' sfruttamento? Il cane non sa se il suo padrone è un barbone o un erede degli Agnelli. Il cane può stare meglio con un barbone.

 

Quanto è grande la responsabilità dei mass-media nella comunicazione di un messaggio volto ad incentivare l'amore per gli animali?
I media hanno sempre una grande responsabilità culturale e pratica nel far capire alla gente la necessità di una buona convivenza tra tutti gli esseri viventi del pianeta, delle nazioni, delle città, del quartiere, del condominio e della stessa casa che noi dividiamo. Dobbiamo avere molta volontà e rispettarci tutti, metterci sempre dalla parte dell'altro. Che cosa penserebbe, che cosa vorrebbe l'altro? Se io fossi al posto suo? E' un ragionamento semplice che spesso dimentichiamo di fare.

 

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