Magazine di Attualità e Spettacolo diretto da Antonello De Pierro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il noto psichiatra Paolo Crepet ci spiega l'incomprensibile successo del "Grande Fratello"
Per mesi il nulla è entrato nei salotti italiani
"Giovani spremuti fino alla fine per le esigenze di una televisione spietata che sfrutta senza scrupoli i sogni di gloria di vittime ignare. Il triste risveglio sarà addirittura devastante per i più deboli. Per fortuna nel cinico mondo dello spettacolo ci sono, rari come perle, anche dei gentiluomini"


di Stefania Chiolo

Una volta si delirava per i Beatles, i Rolling Stones, Clark Gable, Marlon Brando e altri uomini e donne dal grande carisma che incarnavano i nostri desideri più inconsci e ci regalavano forti emozioni, oggi assistiamo a scene di delirio collettivo per Pietro Taricone, per Marina La Rosa, che abbiamo conosciuti solo come interpreti di ordinaria quotidianità. Dov'è il pathos, come si spiega tutto questo successo?

Il "Grande Fratello" è stata una immensa operazione di marketing, ben organizzata e orchestrata avvalendosi di ogni strumento della moderna tecnologia, riuscendo a coinvolgere bambini, adolescenti e adulti. Un grande successo porta all'identificazione con il protagonista. In questa ottica si spiega l'incomprensibile ed eccessivo successo degli "attori" del "Grande Fratello".

Anche persone culturalmente insospettabili hanno elogiato l'interesse antropologico di quella forzata convivenza e annesso isolamento dal mondo esterno, messi in scena per dimostrarne gli effetti coesivi o "antagonizzanti" sul gruppo e i singoli...

Stendiamo un velo pietoso sulla sorte degli intellettuali italiani. Anche io ho provato a seguire il "Grande Fratello", che noia. Molto meglio "Survivor", almeno l'ambientazione è più amena.

Alla vigilia dello spettacolo, annunciato come il più grande evento televisivo del nuovo millennio, critici televisivi di fama lo hanno salutato come la risposta alle esigenze delle nuove generazioni e un mezzo innovativo per avvicinarli al piccolo schermo. Ma non ne sono già troppo schiavi?

Non è stato raggiunto nessuno degli altisonanti scopi prefissati se non, che in questa società si può vendere tutto, compreso il nulla. Complimenti ai produttori, hanno investito centinaia di miliardi, per una operazione di marketing che ha portato il nulla nei salotti degli italiani. Per mesi adolescenti e adulti hanno colmato la penuria di argomenti di conversazione con le disquisizioni in merito alle nomination della settimana.

Pietro è il nuovo idolo delle ragazzine , Marina la più desiderata dagli italiani, quanto durerà questa notorietà e che effetti avrà sulla loro psiche quando inevitabilmente scemerà relegandoli nuovamente nell'anonimato?

Sei mesi non di più. Anche Marina che sembra la più furba avrà presto un brutto risveglio. I costruttori del nulla li stanno spremendo fino alla fine, tra apparizioni nei talk show, servizi fotografici, spot, trasmissioni televisive e serate in discoteca. Sarà triste e per i più deboli devastante, la discesa dal podio della notorietà a buon prezzo.

Tutto questo richiama inevitabilmente alla memoria il fenomeno delle ragazze di "Non e` la Rai", che per un po' di tempo hanno vissuto l'illusione di sfondare, di diventare qualcuno, ma poi....che fine hanno fatto?

Il mondo dello spettacolo, più di ogni altro, sfrutta a proprio uso le aspirazioni dei giovani, tutto e` lecito per vendere il prodotto. E' così, oggi come ieri. Ma in tutto questo svendere umanità e sogni ci sono, rari come perle, anche tanti gentiluomini. A questo proposito cito Giuseppe Tornatore, mio amico, il quale prima di scegliere il giovanissimo interprete per Malena, si è posto il problema di quali effetti, la "scabrosità" di alcuni aspetti del suo ruolo avrebbe avuto sulla psiche del bambino. Quindi mi ha consultato, decidendo di adottare come criterio di scelta, non solo l'aspetto esteriore, ma soprattutto la valutazione del background del bambino, i suoi rapporti familiari, in primis quello con la madre, l'andamento scolastico e cosi` via. Il fine era sempre lo stesso, vendere un prodotto, in questo caso esportarlo anche all'estero, ma ripeto, al mondo ci sono anche tanti gentiluomini.

(Foto Nadia Scanziani)

 

 
 

 

 

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