di Silvia Bizio
Eroe immortale. Mago senza scrupoli. O 'maschio ideale'. L'artista australiano racconta i film che faranno di lui una star. Colloquio con Hugh Jackman
La voce di Hugh Jackman giunge lontana: si trova infatti nella sua nativa Sydney. Sta facendo colazione: i figli Oscar, di sei anni, e Ava, 11 mesi, avuti dalla moglie, l'attrice Deborra-Lee Furness, gli rumoreggiano intorno. La sera prima, come ormai da varie settimane, si è cimentato sulla ribalta col musical 'The Boyz From Oz', grande successo che sta portando in giro per il mondo. L'attore australiano, che per 'The Boyz From Oz' ha vinto il premio Tony, l'Oscar del teatro, è sulla cresta dell'onda anche al cinema. In Italia usciranno tre suoi film in due mesi: 'Scoop' di Woody Allen in arrivo a ottobre, poi 'The Fountain' all'inizio di novembre e 'The Prestige' a metà novembre. Jackson, 37 anni, balla, canta, recita: il suo poliedrico talento sta conquistando tutti. Alto quasi un metro e novanta, un fisico da bronzo di Riace, lineamenti che non passano certo inosservati, ha una personalità solare, aperta, che gli permette di affrontare qualsiasi parte. È un rubacuori sul set ma nella vita un padre di famiglia di provata integrità: anche per questo una sirena come Scarlett Johansson, accanto a lui sia in 'Scoop' che in 'The Prestige', lo ha definito il 'maschio ideale'. Ed è anche pieno di iniziative: con la sua compagnia di produzione, la Seeds Productions, Jackson sta sviluppando non solo film per il cinema ma anche una specie di reality sul cricket per il canale Fox Sport e un'altra serie in dieci puntate su registi australiani che parlano del loro lavoro.

Ma oggi Jackman vuole parlare di 'The Fountain', il film scritto e diretto da Darren Aronofsky ('Requiem for a Dream') che sarà in concorso a Venezia. Un misto di dramma scientifico, avventura romantica e trip psichedelico in cui Jackman interpreta tre personaggi nello spazio temporale di mille anni (dal 1500 al 26 secolo), o meglio, tre versioni dello stesso uomo che lotta per salvare la donna amata (Rachel Weisz, Oscar per 'The Constant Gardener' e moglie di Aronofsky nella vita reale). "Il regista l'ha definita 'una storia d'amore senza confini situata nel buco nero di una curvatura mentale'", dice ridendo Jackman. "Mi sembra la definizione migliore per una storia altrimenti impossibile da descrivere".

Partiamo dal titolo: cos'è 'la fonte'?
"È la fonte della giovinezza: il mio personaggio, come tante persone, è alla ricerca del segreto per sconfiggere la morte. Oggi l'Eden è disponibile a tutti, dice il film, ed è il luogo che trascende la dualità del bene del male. Il vero amore va oltre i nostri corpi e il lasso di tempo in cui siamo vivi. L'amore esiste nella dimensione eterna. Mi piace pensare a queste cose. Quando uno dei miei figli mi abbraccia, provo la sensazione di questa verità".

L'amore dunque come forza suprema?
"Certo, è il motore universale. 'The Fountain' è un progetto ambizioso, come vede: ci esorta anche a rileggere Platone".

Come si immagina nei panni di un personaggio che ha 500 anni?
"È bello immaginare che si possa vivere più a lungo. Facendo ricerca per 'The Fountain' ho scoperto che autorevoli ricercatori sostengono che entro la fine della mia vita arriveremo a poter vivere fino a 140 anni. Ma l'allungamento della vita terrena migliorerà anche la sua qualità? Io penso che avere un limite ci costringa a eccellere. Se non lo avessimo non sapremmo cosa ottenere dalla vita".

I salti nel tempo in 'The Fountain' la costringono a notevoli cambiamenti fisici. Ce ne parla?
"Nel segmento futurista mi si vede completamente depilato, come Keanu Reeves all'inizio di 'The Matrix'. È stato uno shock. Aronofsky è un regista molto puntiglioso ed esigente, ha voluto che studiassi yoga e tai-chi per le varie scene in cui devo stare nella posizione meditativa del loto: mi ci è voluto un anno di fatiche per riuscirci".

Cosa l'ha attratto a 'The Prestige', di Christopher Nolan, con Christian Bale?
"È ambientato al principio del '900, nel mondo della magia. Allora illusionisti come Houdini venivano considerati delle rockstar. Due maghi famosi, io e Christian, rivaleggiano al punto da sabotare uno i trucchi dell'altro, addirittura cercando di uccidersi. Il trucco entra dentro il trucco: un vero enigma a cornici concentriche".
Come è stato lavorare con Woody Allen in 'Scoop'?
"Come lavorare in banca. Timbri il cartellino sul set alle nove del mattino e per le 4 e 30 sei di ritorno a casa. Mio figlio, Oscar, non ci poteva credere: avevo i suoi stessi orari di scuola. Dietro quella maschera nevrotica, Woody è il massimo dell'efficienza e della precisione".

Ora sta producendo anche un film, 'The Tourist'. È vero che reciterà il suo primo ruolo da cattivo?
"È vero. Il protagonista è Ewan McGregor, la vittima designata e forse l'eroe. Ho molti progetti in corso. Sto lavorando a un prequel di 'Wolverine' di 'X-Man', il personaggio a cui devo la mia fortuna nel cinema. L'anno prossimo invece mi riunirò ai miei amici Buz Luhrmann e Nicole Kidman per un film ambientato nella Seconda guerra mondiale, la produzione cinematografica più ambiziosa mai fatta in Australia. È bello poter tornare ogni tanto a lavorare a casa mia, con i miei amici".