Scuola Affondo di Veltroni: clima di intolleranza pericolosissimo. Bossi: la sinistra punta a fare un nuovo '68

 

ROMA — «Le classi differenziali sono un atto di chiusura, di odio, lo straniero crescerà in un clima di estraneità, di rabbia».

 Walter Veltroni arriva al circolo del Pd di San Basilio, quartiere ultrapopolare della periferia romana, e arringa la piccola folla, scegliendo la scuola come esempio del «brutto clima» che sente in giro. La riforma Gelmini, spiega Veltroni, si inquadra in «un clima di intolleranza pericolosissimo», quello «delle braccia tese nel saluto romano».

L'affondo veltroniano si concentra prima sul versante insegnanti: «Brunetta ha osato dire che gli insegnanti italiani guadagnano tanto, quando invece prendono il venti per cento in meno della media Osce». La bocciatura della riforma è senza appello: «Chiuderanno migliaia di scuole» e «sarà favorito l'esodo scolastico». Ma è la proposta leghista quella che infastidisce di più Veltroni: «Dire che un immigrato non può stare in classe con gli altri significa instillare il seme dell'odio». Per Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, con le classi ponte si rischia «l'effetto banlieue». Anche se, aggiunge, «diverso è se mi dicono che ci sono bambini che non conoscono l'italiano: si fanno corsi intensivi di italiano per qualche mese e poi vengono reinseriti nelle classi».

A rincarare la dose contro la riforma è Pierluigi Bersani: «Una pera ideologica incredibile e astratta: i consensi si ritorceranno in dissensi». Quanto a Umberto Bossi, nessun dubbio. È la sinistra che soffia sul fuoco perché «avendo perso gli operai ora vuole un nuovo '68». Ma le classi-ponte ci vogliono: «Ne ho avuto la prova con il mio figlio più piccolo. La sua maestra continuava a mandar fuori un bambino extracomunitario, un negretto. Mio figlio lo difendeva, e noi le abbiamo chiesto quale fosse il problema. Il problema era che il negretto non sapeva l'italiano. È facile far venire gli immigrati, ma poi ci vuole la pazienza. E non sempre le maestre hanno questa pazienza».

 

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