Teme un nuovo asse con Di Pietro

 

Berlusconi mette la maschera brutta e va all'attacco di Walter Veltroni. Teme che il Pd si ricompatti con l'Idv di Di Pietro, che non esita a definire «un uomo malvagio». E per non lasciarsi nessun sassolino nella scarpa col tacco, spara a zero anche sul Pd e sul suo leader. Per il Cavaliere infatti non c'è differenza. Non si può parlare, nessun dialogo è possibile. «Con una opposizione ragionevole e democratica sì, ma non con una opposizione del genere». Non si sa quale intenda, a parte un'opposizione che gli dia ragione. Mentre da «quella che c'è» gli sono arrivare «finora solo critiche infondate».  E Walter Veltroni ha perso le elezioni che invece hanno consegnato il Governo al centrodestra: dunque «si rassegni», «pensi a riposarsi e ci lasci governare». Il centrosinistra «non sa perdere». Si sfoga, rinnovando un vecchio rito intrattenendosi con i cronisti davanti a Palazzo Grazioli, sua residenza a un passo da piazza venezia a Roma.«Per cinque anni - ribadisce - noi governeremo: c'è stato dato mandato dagli elettori con una grande maggioranza e tutti i sondaggi ce ne danno una ancora maggiore. Io sono al 72% di gradimento».  Il centrosinistra, aggiunge Berlusconi, «continui pure a sgambettare in televisione, a dire le solite insulsaggini: non faranno che continuare a perdere consenso anche di chi oggi è dalla loro parte». Tutte frottole insomma le critiche e anche le manifestazioni di massa. E comunque non ha alcuna intenzione di accogliere l'invito che Walter Veltroni gli ha rivolto dal Circo Massimo a ritirare il decreto Gelmini sulla scuola. L'accusa di Berlusconi è di aver strumentalizzato gli studenti e anche i bambini. «Andiamo avanti a governare - dice il premier - facendo le cose di buon senso che sono in programma, qualunque cosa dica Veltroni o qualunque altro dell'opposizione». Sordi ciechi e muti. Berlusconi «non può fare la lezione a nessuno», gli ribatte l'ex ministro Giuseppe Fioroni, coordinatore per l'organizzazione del Pd. «Noi, a differenza di Berlusconi - ha detto Fioroni - non abbiamo bisogno di lezioni di democrazia perchè abbiamo rispetto per chi ha vinto le elezioni e ci prepariamo a sfidarlo alla prossima prova elettorale. Quello che non ha capito il presidente del Consiglio è il rispetto che si deve all'opposizione in un sistema democratico. Senza questo rispetto la democrazia degrada». «Non scendiamo in competizione - prosegue Fioroni - sulle calunnie, sugli insulti nè sulle frottole. Uno che ha avuto il coraggio due anni fa di dire senza arrossire che a piazza San Giovanni c'erano due milioni di persone e che continua a vantare il 70% dei consensi mentre i sondaggi lo smentiscono non può fare la lezione a nessuno», conclude Fioroni alludendo alla rilevazione di Renato Mannheimer pubblicata sul Corriere della Sera all'indomani della grande manifestazione "Salviamo l'Italia" organizzata a Roma dal Pd.

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