KHARTOUM (Reuters) - Il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, accusato di crimini di guerra in Darfur dal Tribunale penale internazionale, ha annunciato oggi un "immediato" e "incondizionato" cessate-il-fuoco nella regione.

Ma uno dei principali gruppi ribelli della parte occidentale del Sudan, il Movimento Giustizia ed Eguaglianza (Jem), ha rifiutato l'offerta definendola una "esercitazione" e ha giurato che continuerà a combattere finché non verrà raggiunto un accordo adeguato per dar vita a una tregua. L'atto di Bashir, accusato lo scorso luglio dal procuratore capo del Tribunale penale internazionale (Icc) di aver architettato un genocidio in Darfur, è l'ultimo di una serie di tentativi del governo sudanese volti a convincere il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a sospendere qualsiasi mandato di cattura verso il leader del paese africano. "Annuncio il nostro immediato e incondizionato cessate-il-fuoco tra le forze armate e le fazioni in guerra, posto che un meccanismo di monitoraggio effettivo sia messo in campo e osservato da tutte le parti coinvolte", ha detto questa mattina Bashir, aggiungendo che sarà dato "immediatamente corso a una campagna per disarmare le milizie e restringere l'uso delle armi tra le forze armate" nell'ovest del paese. Secondo gli esperti internazionali, il conflitto tra il governo centrale e i ribelli dell'Esercito di liberazione del Sudan (Sla) è costato dal 2003 circa 200.000 morti, costringendo 2 milioni e mezzo di persone ad abbandonare le proprie case, mentre secondo Khartoum i morti causati della guerra civile ammontano a 10.000. L'annuncio di Bashir segue le raccomandazioni fatte al leader dalla "Iniziativa del popolo sudanese", un foro politico costituito da membri del governo e dell'opposizione lo scorso mese. Il presidente ha annunciato piani per la costruzione di nuovi ospedali, scuole e infrastrutture, e si è detto pronto a ricompensare persone e organizzazioni colpite dal conflitto, istituendo un fondo di 40 milioni di sterline sudanesi (18 milioni di dollari) -- tutte iniziative proposte dal forum. 

PRIGIONIERI POLITICI

Bashir non ha tuttavia promesso di liberare i prigionieri politici o di istituire una nuova figura nella regione che ricopra la carica di vice-presidente in Darfur, come raccomandato dal foro. Suleiman Sandal, vice comandante del gruppo ribelle, ha detto a Reuters che il Jem non smetterà di combattere contro le forze del governo nella regione, a meno che "non si raggiunga un accordo quadro che garantisca i diritti del movimento" e il diritto del popolo del Darfur di condividere potere e benessere. Ahmed Hussein, portavoce del Jem, ha detto che Bashir sta tentando di "prendere in giro tutti" con la sua proposta di cessate-il-fuoco. Il gruppo militante non è sfavorevole a una tregua -- ha detto Hussein a Reuters -- ma chiede un serio dialogo che coinvolga anche Nazioni Unite e Unione Africana. La missione congiunta Onu-Ua di peacekeeping, Unamid, non è stata in grado finora di garantire la sicurezza nella vasta regione. Al momento Unamid conta 11.000 soldati dispiegati in Darfur, nonostante ne fossero stati promessi 26.000. Diverse iniziative di cessate-il-fuoco sono fallite in passato. Ma secondo Amnesty International l'annuncio di oggi apre uno spiraglio di speranza per un cambiamento. Il conflitto in Darfur, cominciato con la ribellione delle tribù non arabe contro il governo centrale, si è trasformato in una guerra di tutti contro tutti, con insorti, banditi, forze governative e tribù impegnati a combattere per qualsiasi cosa, dal controllo del bestiame alla terra.



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