ROMA (12 giugno) - Nicola Paolo Di Girolamo, eletto al Senato nelle file del Pdl per la circoscrizione Europa alle ultime elezioni politiche, deve essere messo agli arresti domiciliari. La magistratura romana ha emesso infati un'ordinanza di custodia cautelare presso il domicilio per il senatore.

 Il provvedimento è stato poi "girato" alla giunta per le autorizzazioni del Senato al fine di diventare esecutivo. Il provvedimento è stato firmato dal gip Luisanna Figliolia su richiesta dei pubblici ministeri Giancarlo Capaldo e Giovanni Bombardieri nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte irregolarità legate al voto degli italiani all'estero.

A Di Girolamo si contestano i reati di attentato contro i diritti politici dei cittadini e falso. Secondo la Procura, Di Girolamo si sarebbe candidato senza essere residente all'estero. Per gli inquirenti, in particolare, risulta fittizia la residenza in Belgio fornita dall'esponente del Pdl.

L'ordinanza sulla quale si dovrà pronunciare il Senato risulta fondata su «elementi controvertibili e frutto di valutazioni solo parziali e non aderenti alla realtà. Ad essi saranno apportati i necessari contributi integrativi per dimostrare le buone ragioni del senatore Di Girolamo». E' il commento degli avvocati Carlo Taormina e Giovanni Sabatelli, legali del senatore Di Girolamo. Gli avvocati del senatore Di Girolamo stanno per presentare richiesta di riesame al Tribunale della Libertà di Roma «cui sarà sollecitata - spiegano Taormina e Sabatelli - immediata decisione per sgombrare con celerità dubbi e perplessità che non giovano al ruolo del senatore Di Girolamo e alla istituzione di appartenenza».

Sarà la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, convocata per martedì mattina, a occuparsi della richiesta di arresti domiciliari per il senatore del Pdl. Prima di allora, il presidente dell'organismo parlamentare preferisce il silenzio. «Di questo argomento - ha detto Marco Follini, raggiunto per telefono a Spello dove si trova per un convegno - ritengo corretto che si parli prima in Giunta e solo dopo fuori».

 

 

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