a cura di Paolo Forcellini
La compagnia di navigazione pubblica rischia la chiusura. Malgrado i numerosi tagli
Un traghetto Tirrenia
foto: http://www.tirrenia.it
Mare agitatissimo per la Tirrenia di Navigazione spa, compagnia interamente pubblica che trasporta 13 milioni di passeggeri l'anno e impiega quasi 3.500 lavoratori. La situazione finanziaria è seriamente compromessa specie se il governo, come sembra, manterrà il proposito di non prolungare la convenzione tra Stato e Tirrenia dal 2009 a tutto il 2012. Il ministro per i Trasporti, Alessandro Bianchi, nel suo discorso d'insediamento del 12 luglio scorso era stato chiaro: "Il 31 dicembre 2008, in ottemperanza a normative comunitarie, non potremo più sostenere la compagnia". Nel 2003 e nel 2004 il ministero dell'Economia ha erogato rispettivamente 181,908 milioni di euro e 178,597 milioni, nel 2005 due rate: da 181,9 e da 29 milioni, quest'ultima per far fronte all'aumento dei carburanti. Nel 2006, ai 128,239 milioni inizialmente iscritti a bilancio ne sono stati aggiunti 50 e per il 2007 ne sono previsti altri 128,239, mentre per il 2008 il fondo è di 129,294 milioni. Dall'inizio di quest'anno, l'ad Franco Pecorini ha cercato di far quadrare i conti con una serie di tagli. Riduzione di 1.550 dipendenti con richiesta di dimissioni volontarie, abolizione dei premi di produzione, azzeramento degli straordinari, chiusura di rotte poco frequentate, ridimensionamento delle spese di manutenzione, postali e di cancelleria, dismissione di sei navi da carico, intensificazione dei controlli a bordo, vendita del terminal di Termini Imerese alla società Mare blu (partecipata al 46 per cento dal gruppo Benetton), diverse cessioni di unità navali.

G. Ma.

 

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