di Franco Carlini
Aumentano gli utilizzatori di smartphone nel mondo, nonostante le tastiere minuscole e i costi dei collegamenti a Internet ancora troppo elevati
Ennesima dichiarazione di morte per il pc. Questa volta viene da Londra e a pronunciarla è stato Nigel Clifford, chief executive di Symbian, azienda produttrice di un sistema operativo per cellulari, usato soprattutto dai Nokia. Ovviamente Clifford tirava l'acqua al suo mulino, che è quello dei cosiddetti smart phone, telefoni cellulari dotati di un software ricco, che li trasforma in veri e propri computer da tasca. È lo stesso terreno battuto dalla Microsoft che da tempo offre, e con buon successo, una versione leggera del suo Windows, con il pregio di essere totalmente compatibile con il suo ambiente: contiene dunque Word per scrivere, Excel per calcolare, un lettore di presentazioni PowerPoint, oltre che agenda e rubrica tipo Outlook.

Questi telefonini 'furbi' stanno in effetti crescendo molto velocemente, aiutati dalla possibilità di lavorare senza fili in diverse modalità: Umts, ma anche BlueTooth e WiFi. Così l'ufficio al seguito, finora realizzato con dei portatili più o meno ingombranti, diventa leggerissimo. Il trucco sta nel dotare il cellulare di un po' di software applicativo e per il resto di accedere alla rete Internet, per tutti i bisogni di memoria (sul proprio sito aziendale o su qualche servizio web disponibile). Se fino a ieri sembrava una rivoluzione avere la posta che ti arriva sul cellulare (da qui il successo del Blackberry), ora si può avere molto di più. Gli ostacoli tecnici sono quasi tutti superati, dato che la banda senza fili sta già diventando abbastanza ampia.

Ci sono però, inevitabili, problemi ergonomici, legati alle tastiere minuscole, che richiedono polpastrelli da neonati e display inevitabilmente ridotti. E poi c'è il problema dei costi dei collegamenti: dovranno scendere, e di molto, per creare un mercato di massa.
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