Vino Doc di Pantelleria mescolato ad altro di minor pregio. È l'accusa dei pm all'ex ministro Mannino. Ora indagato per associazione a delinquere finalizzata alla frode
Per Bruno Vespa, stringato ma efficace, "è alla vetta di quanto mi sia dato di assaggiare nel settore". Per l'enologo Luca Maroni, più poetico, "all'occhio porge l'ipnotica veste d'un lingotto di sole nel pieno aranciato d'un suo caldo tramonto. Enfasi che è estasi". Ma dal palato degli ammiratori alle analisi dei periti del gip di Marsala il giudizio sull'Abraxas 2003, nettare passito di Pantelleria prodotto dall'ex ministro dell'Agricoltura Calogero Mannino cambia radicalmente: "I valori isotopici del vino depositato alla camera di commercio di Trapani sono diversi da quelli della banca dati europea per Pantelleria", e cioè il vino non proviene dall'isola o è stato adulterato. È l'ultima sorpresa, cristallizzata in un incidente probatorio, di un'inchiesta condotta dalla Procura di Marsala che vede l'ex ministro, oggi senatore Udc sotto processo per mafia, al centro di un vero e proprio 'giallo del passito', 113 ettolitri di vino genuino spariti dai silos di proprietà della più antica azienda dell'isola, la Bonsulton, e sostituiti nella cantina Nuova Agricoltura con prodotto sofisticato.

Dopo i guai giudiziari Mannino si era ritirato nell'isola per dedicarsi alle vigne, e la sua selezione di oltre 4.500 foglie di vite ha prodotto due 'gioielli' del gusto, l'Abraxas e lo Scirafi, medaglia d'oro il primo al Vinitaly del '99 e segnalato nella top ten dell'associazione sommelier. Ne erano venute fuori 30 mila bottiglie e un fatturato di tutto rilievo. Ma ora l'ex ministro, che nel 1988 firmò il decreto per l'istituzione della Denominazione d'origine controllata, è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla frode nella produzione e nella commercializzazione di vino 'non genuino', insieme con il legale rappresentante dell'azienda, Angelo Salmeri, e l'enologo Nicola Centonze, ma l'inchiesta coinvolge i più noti produttori di passito che ruotano attorno alla cantina Nuova Agricoltura. È qui, ad agosto 2003, che Roberto Casano, titolare della Bonsulton, si accorge che il vino dei suoi tre silos è stato sostituito: parte la denuncia accompagnata dalle prime analisi compiute dal servizio repressione frodi di Catania e dai laboratori specializzati di San Michele all'Adige. I risultati non lasciano dubbi: il vino è adulterato. E siccome la cantina non è stata forzata, il furto e la sostituzione, sospetta Casano, sono stati compiuti dall'interno. Così l'indagine si allarga ai produttori che imbottigliano alla Nuova Agricoltura, ma si presenta difficile: i carabinieri non possono sequestrare i registri di vinificazione perché l'Abraxas e la Nuova Agricoltura ne denunciano lo smarrimento e il furto. Dalla sede della società Murana saltano fuori alcuni fogli manoscritti, datati luglio-novembre 2004 indirizzati a Lucio Parrinello, enologo e 'controllore' del vino: "Caro Lucio. a noi farebbe molto comodo avere almeno 50 hl senza carta, così da far sparire il passito di Gasparino. come al solito dopo aver letto distruggi. In maggio vengono a farci visita!". Per il pm è Murana, già condannato per sofisticazione, ad avere rubato il vino di Casano. Mannino, invece, inciampa in un'intercettazione: "Come lo facciamo l'Arbaxas, Nicola?", chiede al suo enologo Centonze il 4 luglio 2005. "Lo dobbiamo fare come a quello che gli vendiamo a quelli", risponde Centonze. "Ci prendiamo la vasca 28", replica il senatore, "e il rimanente lo immischiamo". Secondo l'accusa è un indizio "del costume anche per la società Arbaxas dell'aggiustamento del prodotto vinoso in violazione della normativa vigente".

Intanto i silos della Bonsulton restano pieni di vino sofisticato non suo, e da due anni l'azienda non può vinificare. Ma aiuta le indagini: l'enologo Giuseppe Mazzetti, consulente di parte, acquista due bottiglie di Arbaxas e Scirafi e le fa analizzare, i valori sono difformi da quelli della banca dati europea. I casi sono due: o chi ha effettuato le analisi e ha rilasciato il certificato Doc ha commesso un falso, o il vino nelle bottiglie è diverso da quello bollato con la Doc. E l'esito dell'incidente probatorio conferma sostanzialmente il verdetto. I difensori di Mannino respingono le accuse: "È falso che il vino sia adulterato, l'indagine nasce da antichi dissapori tra i più affermati produttori vitivinicoli di Pantelleria".

Anche in caso di condanna l'ex ministro non rischia molto: il 20 febbraio scorso il Senato ha approvato un disegno di legge sul mercato del vino che cancella le pene detentive. Per i passiti c'è solo una sanzione da 600 a 15 mila euro.