di Claudia Guasco
MILANO (12 giugno) - Ai magistrati hanno raccontato che «le sale operatorie lavoravano a ritmo di fabbrica». Tanti, troppi i pazienti che passavano sotto i ferri su espressa indicazione del primario del reparto di chirurgia toracica Pier Paolo Brega Massone. «Ultimamente sembrava di stare in una macelleria», è l’agghiacciante descrizione di uno dei quattro anestesisti della Santa Rita ascoltati ieri dai pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano.

 Tutti convocati in veste di testimoni, anche se nel corso dell’interrogatorio la posizione della dottoressa Mantovani è cambiata: è stata iscritta nel registro degli indagati per omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà e per lesioni gravi e gravissime. Mentre nell’inchiesta spunta un’altra ipotesi di reato, non formalizzata per ora, di corruzione e finanziamenti ai partiti: un filone che sarà approfondito in un secondo momento, spiegano in Procura, «capirete che adesso abbiamo altre priorità».

Ovvero far luce sui 25 decessi - di cui 5 già contestati - e sulle 88 lesioni frutto di uno spregiudicato ricorso al bisturi e di degenze ping pong. Capitava, come si legge nell’ordinanza, che i pazienti anziani fossero costretti a fare la spola tra il reparto di trattamento acuto e la riabilitazione cosicché l’ospedale potesse intascare un rimborso massimo di 238 euro al giorno. Trasferimenti che per molti si sono rivelati fatali: paradossalmente infatti alla Santa Rita si moriva di più nel settore di riabilitazione (74 decessi nel 2005) rispetto alla terapia intensiva (51 morti), notoriamente a maggior rischio. Dati sconcertanti che uniti alla mole della truffa ai danni del sistema sanitario regionale (2,5 milioni di euro, cifra destinata a lievitare dato che devono essere analizzate ancora 1.000 cartelle cliniche) hanno convinto il sottosegretario al Welfare con delega sulla salute Ferruccio Fazio a mandare alla clinica gli ispettori. Già ieri sera i due uomini del ministero erano al Pirellone, la sede della Regione, ad acquisire materiale cui andranno ad aggiungersi le denunce - un centinaio in un paio di giorni - dei pazienti vittime del bisturi di Brega Massone. «Il primario era il fiore all’occhiello del titolare, ma all’interno della clinica non era ben visto. Degli omicidi non si è mai saputo niente, però circolava voce dei rimborsi gonfiati», si sfoga uno degli anestesisti nel corridoio della Procura prima di essere ascoltato dai pm. Il medico, così come i suoi colleghi, ha spiegato che «di fronte alle pressioni di Brega Massone non ci si poteva ritrarre: se decideva di operare bisognava adeguarsi. Impossibile respingere le sue direttive». ”Direttive” rivolte anche a un’infermiera fidata alla quale il primario, come emerge dalle indagini, chiese di cancellare dal computer (anche dal “cestino”) documenti sull’attività chirurgica. La fama di aggressività chirurgica di Brega Massone aveva ormai varcato i confini della clinica. Il presidente della commissione Sanità di Palazzo Madama Antonio Tomassini fa sapere che la commissione d’inchiesta sulle strutture sanitarie, che presiedeva nella scorsa legislatura, era già a conoscenza di quanto stava accadendo alla Santa Rita. «Ho il fascicolo dell’intera vicenda. Il materiale però è stato secretato per richiesta dei magistrati, per rispetto del loro atto istruttorio, ma la commissione era al corrente di tutto quello che stava capitando già da settembre dell’anno scorso, fino al momento in cui abbiamo dovuto interrompere la nostra attività per conclusione della legislatura». Dal canto suo la Direzione Sanitaria della clinica fa sapere in una nota che la struttura «è vittima di un attacco mediatico. Centinaia di persone hanno fiducia in noi».

Sviluppi da un altro fronte caldo della sanità, quello del gruppo ospedaliero dell’imprenditore Giuseppe Rotelli proprietario di 17 case di cura private, con 3.700 posti letto e un fatturato annuo di 650 milioni di euro. Le 4 cliniche del suo gruppo, il San Donato, sono finite sotto la lente della Procura milanese e già domani il pm Sandro Raimondi dovrebbe ricevere dai periti i risultati del loro lavoro sulle cartelle cliniche: ne hanno esaminate migliaia, per verificarne la correttezza alla luce dei rimborsi poi chiesti alla Regione. L’accusa ipotizzata dal magistrato è la truffa, per parecchi milioni di euro. Intanto oggi il governo riferirà al Senato sullo scandolo della clinica milanese su richiesta di Evangelisti dell’Idv.

 

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