"Tassa sui turisti" è polemica. Alemanno: "Non ne abbiamo parlato"

di Paolo Boccacci
Gianni Alemanno
Gianni Alemanno
I boatos già circolavano nei corridoi dei Campidoglio e nella cittadella degli uffici dell´Ostiense. Ma ora sono arrivati anche sulla stampa economica. È "Italia Oggi" a lanciare l´allarme. Citando "fonti vicine alla giunta capitolina", scrive che in un Campidoglio con le casse vuote e crisi di liquidità «sarebbe a rischio anche l´ordinaria amministrazione e perfino il pagamento di spese obbligatorie, come quelle degli stipendi del personale».

Così pare irrobustirsi lo stato di crisi e addirittura sembrerebbe che ci siano delle difficoltà proprio per il pagamento delle buste paga dell´esercito degli impiegati capitolini a giugno e a luglio, mesi in cui si riceve anche la tredicesima e si prenotano le ferie. E intanto monta la polemica sulla "tassa sui turisti" una delle misure che potrebbero essere messe in atto per scongiurare la crisi e fare cassa. In realtà ieri mattina il sindaco Alemanno ha gettato acqua sul fuoco. E ai cronisti che gli hanno chiesto un commento sull´ipotesi di una tassazione delle presenze turistiche a Roma, ha risposto: «La notizia l´ho letta oggi sui giornali, ma non ne abbiamo parlato».

«Sulla tassa di soggiorno non mi convince la mezza smentita del sindaco Alemanno, perché si è limitato a dire che non ne hanno parlato, non che è contrario» ribatte l´assessore regionale al Turismo Claudio Mancini. «Ricordo - aggiunge - che le Regioni si sono già pronunciate contro la proposta del precedente governo di gravare l´impresa turistica di una ulteriore tassa. Le imprese turistiche italiane e quelle di Roma e del Lazio già oggi pagano tasse superiori ai concorrenti Paesi europei. In Spagna, in Francia in Grecia c´è un regime agevolato fiscale. Introdurre una tassa di soggiorno vuol dire rendere meno competitive le imprese nella competizione internazionale».



E non è tutto. Il coro degli operatori è unanime. «Se Roma ha bisogno di risorse si studino altre ipotesi, perché quelle che da giorni circolavano negli ambienti amministrativi rappresenterebbero un colpo mortale alla più importante industria romana che pesa per il 16% del Pil capitolino», afferma Mauro Pica Villa, vice presidente della Confesercenti provinciale. «Se questa è la strada del recupero del deficit romano - prosegue la Confesercenti - a rischio ci sono investimenti e posti di lavoro: si consideri che sono circa 20 mila gli occupati di settore nella città, che superano i 100 mila con l´indotto. Roma in questi ultimi anni, grazie anche alle molte iniziative culturali e di intrattenimento, ha raggiunto i 26 milioni di presenze turistiche con un incremento medio annuo del 9% in controtendenza rispetto al dato nazionale».

«Una eventuale tassa di soggiorno per i turisti di Roma sarebbe un provvedimento a discapito della città nato, tra l´altro, fuori dal contesto di concertazione con le associazioni di categoria e le istituzioni coinvolte», attacca l´assessore alle Politiche del Turismo della Provincia Patrizia Prestipino. Poi Umberto Marroni, capogruppo consiliare del Pd: «Dopo tanto parlare di abolizione o riduzione di tasse il ministro Tremonti tira fuori dal cilindro la nuova tassa di soggiorno. Non è un bell´esordio per chi da anni fa della riduzione delle aliquote il proprio cavallo di battaglia».

E anche l´Unione Industriali è contraria. «No alla tassa di soggiorno per i turisti che vengono nella capitale. Sarebbe un nuovo balzello per un settore, quest´anno anche per Roma, leggermente in flessione» ha detto Amalia Consoli proprio oggi confermata al vertice degli imprenditori del settore.

 

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