Scuole. Servizi. Ici. Radio. Parrocchie. Ecco tutti i privilegi che lo Stato italiano riserva alla Chiesa
Il più noto è l'8 per mille più antico, l'extraterritorialità, garantita a tutte le proprietà della Santa Sede fuori dalle mura vaticane. I privilegi della Chiesa, codificati specie nei due Patti lateranensi, il Trattato e il Concordato, si nascondono più spesso tra le pieghe delle Finanziarie e nel corpus della normativa di casa nostra. Non tutti sanno che la manovra 2005 finanzia con 15 milioni il Centro San Raffaele del Monte Tabor di don Luigi Verzè. O che la stessa legge fissa a un milione il finanziamento per "l'aggiornamento della tecnologia impiegata nel settore della radiofonia", limitandolo però a due emittenti: Radio Padania Libera, la radio della Lega Nord, e Radio Maria. Dal 1985, l'8 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è "destinato a scopo di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica"; dal 1929, è l'Italia a pagare i 5 milioni di metri cubi d'acqua consumati in media ogni anno dallo Stato pontificio. Per le acque di scarico, Città del Vaticano si allaccia all'Acea, ma non paga le bollette. Quando la società si quota in Borsa, nel '99, i 44 miliardi di lire di debiti li ripiana il ministero dell'Economia. Da quel momento, i circa 4 miliardi di lire annui dovevano essere a carico della Chiesa. La Finanziaria 2004 risolve il caso: stanzia 25 milioni subito e quattro dal 2005 per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprio. La stessa manovra prevede 50 milioni, in due tranche per l'Università Campus Bio-Medico, "opera apostolica della Prelatura dell'Opus Dei". Nel 2003 il Parlamento aveva già riconosciuto come parificato l'Istituto di studi politici San Pio V, approvandone il finanziamento annuo di 1,5 milioni. È l'anno in cui si vara la legge sugli oratori: lo Stato riconosce la funzione educativa e sociale dei centri parrocchiali e ne finanzia l'attività. Il record per il 2005 spetta alla parrocchia dell'Addolorata di Tuglie (Lecce): un milione e 180 mila euro per un campo di calcetto, uno di bocce, spogliatoi e servizi. I comuni sono obbligati a versare l'8 per cento degli oneri per l'urbanizzazione secondaria (asili nido, scuole, impianti sportivi di quartiere) alle chiese. Quanto alle scuole cattoliche, che sono la maggior parte delle private, ricevono sussidi statali sotto forma di contributi per la gestione (pari a poco meno di 500 milioni nel 2005), di finanziamenti di progetti per "l'elevazione di qualità ed efficacia delle offerte formative" (un milione destinato alla "formazione del personale dirigente delle parificate"), di contributi alle famiglie. Scelti dalla Cei, ma pagati dallo Stato, gli insegnanti di religione sono stati immessi in ruolo con una legge del 2003. Infine, l'Ici: l'esenzione per gli immobili, anche destinati a uso commerciale, di proprietà della Chiesa cattolica è diventata legge nel 2005.