Di Pietro: «Come in Colombia». Veltroni: «Scelta sbagliata che mortifica le forze dell'ordine»

 

 

 

ROMA - Non c’è alcun rischio di una sovrapposizione tra gli agenti di pubblica sicurezza e i 2.500 militari che potranno essere utilizzati con funzioni di polizia. «Il rischio non c’è - risponde Ignazio La Russa, ministro della Difesa, a Sky Tg24 - fra l’altro si tratta di un esperimento di 6 mesi, rinnovabile una sola volta. Dico a Chiamparino - aggiunge il ministro rivolgendosi al sindaco di Torino - che dovrebbe girare per la sua periferia prima di parlare e sentire cosa ne pensano i suoi cittadini. In Sicilia, non con il governo Berlusconi, lo Stato mandò 20 mila uomini delle forze armate. Si tratta in questo caso di un esperimento di 2.500 uomini».

SOLO 2.500 UOMINI - «C’è una richiesta forte da parte dei cittadini - sottolinea La Russa - di migliore controllo del territorio, di migliore sicurezza, soprattutto di poter avvertire che lo Stato garantisce con la sua presenza una condizione di vita migliore. Questo compito spetta alle forze dell’ordine e al ministro dell’Interno. C’è un problema di risorse in questo momento e di numero di uomini. Sarebbe difficile in questo momento, per esempio, poter fare delle pattuglie, nel senso di un allargamento di quello che già oggi fanno i carabinieri e i poliziotti di quartiere». «Le forze armate - prosegue il ministro della Difesa - hanno dato la propria disponibilità ad incrementare per il momento con soli 2.500 uomini in tutto il territorio nazionale, rispetto alle forze che già esistono sul campo. Si tratta di un apporto umano competente, professionale, preparato». La Russa sottolinea inoltre che «rimane la competenza del ministero dell’Interno, dei prefetti, congiuntamente. Il mio auspicio - conclude - è che soprattutto nelle città metropolitane e nelle città più popolate, ci siano le pattuglie di polizia, di carabinieri e anche uomini delle forze armate che girano per la città dando una migliore sicurezza».

VELTRONI: «SCELTA SBAGLIATA» - «La decisione del governo di usare l'esercito nelle città italiane è sbagliata», ha commentato il segretario del Pd, Walter Veltroni. «Il tema della sicurezza è questione troppo delicata per essere affrontata solamente con annunci ad effetto che tra l'altro danno una immagine catastrofica del paese contribuendo a mortificare l'ottimo lavoro svolto dalle forze dell'ordine. La questione fondamentale è garantire la certezza della pena assicurando, nel contempo, alle stesse forze dell'ordine gli strumenti e le risorse necessarie per svolgere al meglio la loro preziosa opera in difesa dei cittadini».

DI PIETRO - L'Italia dei valori non condivide l'impiego dei militari per la sicurezza nelle città. Lo ha detto l'on. Antonio Di Pietro, presidente del partito, in Calabria per la conferenza politico-programmatica di Idv. «Le forze armate per controllare il territorio delle città - ha detto Di Pietro - oggi si impiegano solo in Colombia. I militari invece dovrebbero essere impiegati solo per difendere lo Stato dalle aggressioni esterne, mentre l'ordine pubblico dovrebbe essere assicurato dalle forze di polizia, magari con il recupero di quelle che sono dislocate in altre attività, dando loro ancora più poteri». «Questa idea di militarizzare le città - ha concluso Di Pietro - dà l'idea della insicurezza ed allarma il turismo ed il mondo economico esterno».

GENERALE ARPINO - «Fa un certo effetto vedere i militari fare le stesse cose che fanno nel Kosovo. Ai militari non fa mai un effetto tanto buono vedere che alcuni di noi sono impiegati per l'ordine pubblico, è un effetto un po' strano perché i militari sono addestrati per altre cose». Così il generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa, intervistato anch'egli da Sky Tg24 in merito alla decisione del governo di schierare l'esercito a difesa della sicurezza delle città. «Fa un certo effetto vederli impiegati qui, nelle città italiane, nelle stesse attività che li vedono impiegati in Kosovo, a Pristina o in Albania una volta o, per esempio, in Bosnia». Arpino sottolinea che «comunque i 2.500 soldati messi a disposizione dal ministro della Difesa non sono un grande numero rispetto alle forze di polizia: perciò il secondo risultato sarà più deterrente e psicologico, visto che l'esercito ha armi e fucili che non potrà usare».

FUNZIONARI POLIZIA - «E` un’operazione di facciata». Così Giovanni Aliquò, vice Questore e segretario dell’Associazione dei Funzionari di Polizia (Anfp), commenta il provvedimento legato ai 2.500 soldati che affiancheranno le forze dell`ordine nei prossimi mesi. «Non c`era assolutamente bisogno - prosegue Aliquò - di mandare 2.500 uomini delle forze armate in aiuto alle forze dell'ordine. Per risparmiare 2500 uomini sarebbe bastato tagliare degli autisti a qualche prefetto o a qualche altra carica che ha autisti di polizia vari. Solo quelli dei prefetti sono qualcosa come 5.000. Poi - ha aggiunto - si possono fare altre scelte, si può pensare di destinare quelle risorse per assumere dei giovani. Il problema delle forze di polizia è che non ci sono giovani, si entra tardi nelle forze di polizia. Visto che ci sono dei tagli agli straordinari, visto che ci sono tagli ai mezzi, visto che abbiamo sempre meno risorse, prendere risorse destinate ad uno scopo diverso ci ha lasciati un po' sorpresi».