Una trentenne di Merano in coma in seguito a una infezione. Aveva trascurato i primi sintomi, si è rivolta ai medici troppo tardi

Un piercing al sopracciglio

 

BOLZANO - Si era fatta applicare un piccolo piercing a un sopracciglio: ora una trentenne di Merano è in fin di vita per aver sottovalutato un'infezione causata dal piccolo anello che le trafiggeva la pelle.

La donna, in un primo momento, avrebbe trascurato i sintomi, ovvero un rossore della pelle nella zona del piercing. Ben presto i batteri hanno causato seri problemi di salute portando prima a una grave forma di setticemia e dopo a una coagulopatia che ha colpito cuore e cervello. Quando si è rivolta ai sanitari, le sue condizioni erano ormai gravissime. La donna è così finita in coma.

Dall'ospedale di Merano la paziente è stata trasferita in elicottero a Verona, dove i medici l'hanno però giudicata non operabile. I parenti, disperati, hanno così provveduto al suo ricovero in una clinica specializzata di Monaco di Baviera, dove i sanitari tentano di salvarle la vita.

"Un piercing appena applicato - spiega la piercer di Bolzano, Elke Oberstolz - è una ferita che va trattata proprio come una escoriazione da caduta in bicicletta". Oberstolz, da dieci anni titolare dello studio di tatuaggi e piercing Exodus nel centro storico della città, non accetta critiche alla sua categoria. "In Alto Adige - dice - per poter richiedere la licenza da piercer è obbligatorio un corso di 30 ore".

La Provincia autonoma di Bolzano è stata una delle prime in Italia a dichiarare la guerra ai piercing "selvaggi" effettuati in un retrobottega o in un camper davanti allo stadio prima di un concerto rock. Nel 1999 la giunta provinciale aveva emanato un regolamento che prevede norme precise per gli operatori.

"Il problema - aggiunge l'esperta - è che molti ragazzi si fanno fare il piercing da amici oppure da gente inesperta. Questo è molto rischioso". Oberstolz punta il dito anche contro i gioiellieri: "Noi piercer professionisti per legge dobbiamo osservare severissime norme igieniche, mentre ci sarebbero gioiellieri che fanno il buco per l'orecchino oppure per il brillantino sul naso senza aver frequentato un corso e in più non sono tenuti ai controlli dell'ufficio igiene".


Più di un quarto delle persone che si fanno un piercing soffre di complicazioni, e l'1% dei giovani tra i 16 ed i 24 anni che si fanno bucare la pelle in punti diversi dai lobi delle orecchie finisce in ospedale. Il dato deriva da un recente studio della London School of Hygiene and Tropical Medicine, su un campione di 10.503 persone dai 16 anni in su, 1.049 delle quali avevano piercing.

Donne e giovani sono le categorie più propense a farsi fare un piercing. I punti più comuni sono l'ombelico (33%), il naso (19%) e le orecchie (13%), seguiti da lingua e capezzolo (entrambi al 9%), sopracciglio (8%), labbra (4%) e parti intime (2%). Tra i disturbi più comuni che i piercing possono provocare, vi sono gonfiori, perdita di sangue e infezioni. A richiedere più attenzione sono in particolare il piercing alla lingua (50%), alle parti intime (45%) e ai capezzoli (38%). Gli esperti invitano alla cautela anche per il rischio di trasmissione di virus come l'hiv o l'epatite.

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