Nemico di Godzilla e alfiere del maccartismo, in servizio da mezzo secolo. Ora l'Aeronautica ha lanciato l'ultimo dei suoi missili. Lasciando i cieli senza protezione
Il Nike Hercules
Erano la barriera che doveva difendere l'America dallo spettro nucleare, il bastione del maccartismo contro la minaccia sovietica e persino l'unica arma in grado di salvare il mondo da Godzilla in uno dei primissimi film sul mostro giapponese. Missili lunghi più di 12 metri, progettati alla fine degli anni Quaranta negli Stati Uniti grazie anche alla pattuglia di scienziati hitleriani capitanata da Werner von Braun. Insomma, dei veri residuati bellici degni di un museo d'archeologia industriale. Ai quali però, incredibile ma vero, fino alla scorsa settimana è stata affidata la sicurezza dei cieli italiani.

Venerdì 24 novembre l'ultimo di questi missili terra-aria Nike Hercules è stato sparato in un poligono della Sardegna: il lancio d'addio, con tanto di cerimonia presieduta dal sottosegretario Emidio Casula e dal comandante dell'Aeronautica Vincenzo Camporini, che chiude un'era cominciata mezzo secolo fa. In Italia la prima base Nike era stata aperta nel 1959: all'inizio il modello Ajax, poi era arrivata anche la versione più moderna dal nome mitologico, con testate nucleari concesse in prestito dagli alleati statunitensi. Per 47 anni hanno vigilato sulla frontiera orientale, aspettando l'invasione. In realtà, la stagione degli Hercules è finita da tanto tempo. Sì, perché già in Vietnam si è scoperto che questi colossi avevano piedi d'argilla: non potevano colpire nulla che volasse a bassa quota. Concepiti per fronteggiare sciami di bombardieri nella stratosfera e centrarli ben sopra le nuvole anche a costo di far esplodere un'atomica sul Friuli, contro i caccia moderni e i Cruise non servivano a nulla. Alla fine degli anni '70 tutto era diventato vetusto: gli enormi lanciatori che spuntavano dal terreno per erigere i razzi alti più di un condominio, i tre giganteschi radar necessari per fare il lavoro che oggi richiede una parabola di pochi metri, le basi sotterranee degne del 'dottor Stranamore' di Kubrick. Gli americani li hanno sbaraccati di corsa: l'ultima batteria è andata in pensione nel 1979, mentre un paio di postazioni sono diventate musei, usate come set per film d'azione. E all'epoca di Ustica anche i nostri generali hanno capito che Ercole era vecchio e stanco: non ce l'avrebbe mai fatta a fermare i Mig supersonici in arrivo ad altezza d'albero. Poi nel 1989 è caduto il Muro e il nemico si è dissolto.

La guerra fredda è finita, ma nei tre comandi bunker scavati nelle colline del padovano la notizia non è mai arrivata: si è continuato a far finta di nulla, con esercitazioni e allarmi. Perché? Nessuna follia collettiva, solo necessità economiche. L'unico sostituto, il Patriot, costava all'epoca 2 mila miliardi di lire. Troppi. Allora, in attesa dei fondi per un rimpiazzo, si è continuato a giocare con gli Hercules per mantenere addestrato il personale. Come se la Ferrari, in attesa della nuova monoposto da Formula 1, facesse allenare i meccanici con l'auto di Nuvolari. Anno dopo anno, è diventato impossibile trovare i ricambi ed è sorto qualche dubbio sulla sicurezza degli archeo-missili: oltre all'Italia, solo turchi e coreani li schierano ancora. E dopo un disastroso incidente, pure Seul vuole rottamarli.

Così l'Aeronautica ha deciso di sparare l'ultima salva. E lasciare i nostri cieli senza difesa strategica. Per carità, nessuno ne sente la mancanza: ci sono due stormi di caccia F-16, jet di seconda mano presi in leasing negli Usa, e tra poco arriveranno i super-intercettori europei Efa. Quanto alla protezione ravvicinata, ossia tra 15 e 40 chilometri, ci sono le batterie mobili: quelle che vengono piazzate vicino ai palazzi del potere durante crisi e vertici internazionali. Nulla però di simile ai Patriot, che fanno da ombrello a un'intera regione. Resta da chiedersi come mai per vent'anni sono stati spesi miliardi per costruire armi d'attacco e bombardieri d'ogni taglia, mentre nessuno si è preoccupato di comprare dei sistemi puramente di protezione: ma le nostre forze armate non si dovevano occupare di difesa?