di Roberta Carlini
L'auto, la casa, il computer, l'istruzione dei figli. Per decenni restii a indebitarsi, gli italiani scoprono il piacere di pagare domani. Più di un cittadino su due firma cambiali. E banche, multinazionali e finanziarie fanno a gara per conquistarlo
Tasso zero. Tasso sottozero. Prendi oggi, paghi quando vuoi. Minirate e maxipremi. Da quando gli italiani hanno smesso di fare le formiche, come un'orda è calato sulla Penisola il popolo dei promotori dell'indebitamento: finanziarie e banche, grandi multinazionali e piccoli intermediari, società collegate alle case produttrici o da esse del tutto autonome. Tutti decisi a sfruttare quella prateria di mercato che si è aperta da qualche anno in Italia; e a tramutare l'antica virtù privata degli italiani, quella del risparmio, speculare al pubblico vizio del debito di Stato, nel business del futuro: il debito delle famiglie. Perché quando le formiche cominciano a fare le cicale, il formicaio diventa un grande affare.

E nel formicaio Italia, anno 2006, ci si indebita. Secondo l'indagine realizzata da Swg per 'L'espresso', ai primi di dicembre più di un italiano su due aveva una rata da pagare, per prestiti a breve o veri e propri mutui. Il solo credito al consumo, che già aveva superato i 47 miliardi di euro nel 2005, nei primi nove mesi del 2006 sfiorava già i 40, per un totale di oltre 60 milioni di operazioni, secondo i dati raccolti dall'Assofin. Ai primi posti negli oggetti per cui ci si indebita, il mezzo per muoversi: auto o moto, per il cui acquisto il 56 per cento del campione Swg ha fatto ricorso alle rate. Subito dopo, effetto dell'ultimo boom degli immobili e dei mutui, viene l'acquisto della casa. Incalzano, astri nascenti nel firmamento del debito, tutti i prodotti dell'alta tecnologia: dai computer alle tv al plasma, dall'hi-fi fino al telefonino. Ed emergono nuove voci: dalla salute alle spese per l'istruzione dei figli, debiti noti da anni alla famiglia americana media, vere new entry nei budget familiari nostrani. Più che il contenuto in chips o in welfare privato, è l'ampiezza della diffusione del nuovo credito al consumo a fare la differenza tra le rate italiane di oggi e quelle degli scorsi decenni: considerate dai più 'una cosa normale', e non certo il segno di una minorità o arretratezza, né lo stigma di una classe sociale che cerca di allungare il passo più di quanto le sue gambe non consentano.

La grande trasformazione, segnalata con qualche preoccupazione dal governatore di Bankitalia Mario Draghi, è arrivata in sordina. Complice il livello dei tassi di interesse, assai basso, ma ancora per poco, e l'apertura della concorrenza tra molti operatori che ha moltiplicato le offerte, di anno in anno gli italiani hanno cominciato a indebitarsi sempre più. Così in dieci anni il rapporto tra il debito delle famiglie e il loro reddito disponibile è salito dal 32 al 59 per cento: ma nell'annunciare queste cifre la scorsa settimana l'Ocse ha anche sottolineato il fatto che, nonostante tale balzo in avanti, l'Italia resta ancora agli ultimi posti nella classifica del debito privato. Siamo invece al primo nel rapporto tra patrimonio netto e reddito: dunque, potenzialmente buoni debitori, di quelli che le rate poi le pagano puntuali. Di qui la guerra per la conquista del mercato italiano.

Una guerra che si combatte su ogni fronte e che finora ha fatto una vittima sicura: la scomparsa dello sconto per chi paga subito. Basta guardare le pubblicità delle offerte speciali: tutte giocate sulle rate, la loro diluizione, i loro tassi. Ma se uno vuole pagare tutto subito e chiede uno sconto, la risposta è no. Com'è possibile? Perché chi vende fa di tutto per non essere, apparentemente, pagato? Giuseppe Bertola, uno degli economisti italiani che più ha studiato il settore, sul fenomeno delle promozioni finanziarie al consumo ha scritto un paper pubblicato sull''International Economic Review'. Vi si dimostra che con le vendite a rate il commerciante riesce ad attuare un sogno da manuale del monopolista, diversificare i prezzi a seconda delle disponibilità del compratore: in sostanza, divide il suo mercato tra la clientela che può pagare subito e gli altri. Quelli che, senza le rate, non potrebbero permettersi l'acquisto, sono tutti clienti conquistati, con uno sconto sugli interessi anziché sul valore immediato del bene.
Già, ma allora conviene a tutti comprare a rate, saltare nella parte della clientela 'non liquida'? Calma, dicono gli esperti. Le associazioni di consumatori si sgolano da anni: guardate il tasso effettivo (Taeg, deve essere sempre indicato nelle offerte, ma il più delle volte è molto in piccolo), e non quello nominale. Il tasso effettivo include anche le spese di istruttoria, commissioni e varie, dunque può essere consistente anche quando quello nominale è pari a zero. Poi ci sono le eventuali imposte di bollo e il pagamento delle spese bancarie (Rid) o postali (bollettini), non sempre indicate nel Taeg. Da un'indagine a tappeto fatta da Altroconsumo è venuto fuori che, su 116 grandi negozi visitati nel Nord, solo 55 esponevano il Taeg reale. Pubblicità ingannevoli o lifting a parte, se con la lente d'ingrandimento si verifica che davvero il tasso è pari a zero o comunque più basso di quello di mercato, qual è la motivazione dei produttori e delle finanziarie? Dov'è il trucco? "L'obiettivo è agganciare il cliente", dice Ivano Daelli, dell'ufficio studi di Altroconsumo: "Invogliarlo a comprare, con la prospettiva di piccole rate, beni che magari non aveva in programma di acquistare, ma che sono molto di moda. O anticipare l'acquisto di beni soggetti a rapidissimi cambiamenti tecnologici, come i computer". Subito dopo, scatta la fase due: "Metterlo nella rete dei prodotti finanziari. Per prima cosa, gli regalano una revolving card". Le carte revolving sono l'ultima moda dell'Italia del debito: le cita anche l'ultimo rapporto Censis, notando che sono cresciute del 300 per cento in cinque anni. Si tratta di una linea di credito per un importo fisso, di solito non molto alto, che si ricostituisce man mano che si rimborsa, con ampia flessibilità per il debitore: che può decidere di anticipare il rientro dal debito quando ha i soldi, e che appena paga può indebitarsi di nuovo per l'importo rimborsato. "Solo che in questo caso i tassi non sono zero, ma vanno dall'8 al 20 per cento", dice Daelli. Un prodotto conveniente per le finanziarie, ma da maneggiare con cura: sarà per questo che le carte revolving in circolazione sono ben 12 milioni, ma quelle attive solo 5 milioni.

Non c'è solo il fenomeno 'revolving'. La lista dei prodotti finanziari da vendere è lunga, e ogni nominativo di persone a cui segnalarli vale oro: si tratta di clienti di cui si conoscono l'attitudine a indebitarsi, la capacità di reddito, i gusti. Per questo con le promozioni sui tassi "c'è un doppio interesse commerciale: quello del venditore a vendere e quello della finanziaria ad arricchire il suo database", spiega Roberto Anedda, direttore marketing di PrestitiOnline. Il meccanismo è semplice: "Lo sconto lo fa il venditore, che riceve dalla finanziaria un importo inferiore a quello del prezzo reale di vendita", spiega Giuseppe Piano Mortari, direttore operativo di Assofin: "Ma la sua convenienza cresce al crescere del numero dei clienti che lui porta alla finanziaria". I clienti del futuro: quelli che colmeranno il gap tra l'Italia e il resto dei paesi Ocse quanto ad attitudine a indebitarsi; quelli che useranno il credito al consumo come una delle forme per diversificare il proprio portafogli, mantenendo insieme risparmi di qua, debiti di là; quelli che continueranno a far crescere il business, secondo le previsioni, a passo di carica.

Ma ci sarà una convenienza anche per il compratore? Gli addetti ai lavori consigliano a ciascuno di guardare con i propri occhi: "Vedere qual è il Taeg, il tasso reale dice tutto", dice Piano Mortari. Aggiunge Anedda: "Conviene non perdere mai di vista il valore complessivo del bene". In altre parole chiedersi: alla fine, quanto mi viene a costare? E voglio davvero spendere quella cifra per quel prodotto? Secondo l'Assofin, la gran parte dei debitori al consumo paga a rate per convenienza o comodità, più che per necessità. L'indagine Swg-'L'espresso' relativa a tutto l'universo del debito privato, dunque comprensiva anche di quella fetta maggioritaria che sono i mutui-casa, conferma solo in parte: le 'condizioni favorevoli' spiegano il 32 per cento delle scelte, mentre resta un 45 per cento di indebitamento per 'mancanza di altra scelta'. Secondo la ricerca, i nuovi debitori sono tutt'altro che spensierati e imprevidenti: il ricorso al debito, pur essendo diventato 'una cosa normale', continua a generare uno stato d'ansia per la paura di non riuscire a pagare. E il 57 per cento vede giusto prevedendo imminenti rialzi dei tassi: che, se non avranno l'effetto destabilizzante che si teme in paesi con famiglie molto più indebitate delle nostre, comunque faranno entrare in sofferenza la fascia bassa dei redditi e coloro che, una promozione di qua e una di là, si trovano ora con più di una rata da pagare a fine mese. Anche perché, se la maggioranza dei prestiti al consumo è a tasso fisso (revolving escluse), i mutui-casa sono a prevalente tasso variabile. Dunque in faticosa salita.