Il governo cancella il diritto al ricorso


migranti
Guerre, conflitti, dittature. A dare il segno di un mondo attraversato da odio e xenofobia è il numero di rifugiati, che ogni anno aumenta sempre di più. I dati pubblicati dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato che si celebra venerdì 20 giugno, contano quasi 40 milioni di rifugiati nel mondo. La maggior parte di loro, circa 26 milioni, sono sfollati interni, fuggiti a guerre o persecuzioni. Il resto, oltre 11 milioni di cittadini del mondo vive invece fuori dal suo paese d’origine e cerca protezione in uno Stato estero. Non sempre la trova.

Quello dei rifugiati è un caso emblematico per capire chi sono molti dei migranti che ora in Italia e in Europa si vogliono rinchiudere in galera. La Giornata Mondiale del Rifugiato quest’anno è infatti dedicata al tema della protezione, intesa sia come difesa del diritto d'asilo che come riparo ed aiuto umanitario. In un anno l’Unhcr calcola che sia cresciuto di circa due milioni il numero di chi scappa perché perseguitato. Si tratta per la maggior parte di cittadini afghani ed iracheni, che costituiscono circa le metà degli oltre 30 milioni di rifugiati assistiti dall’agenzia delle Nazioni Unite. Li seguono i colombiani, i sudanesi ed i somali.

Ma chi cerca aiuto e solidarietà in un altro paese, dicevamo, non sempre la trova. E ora meno che mai. L’ultima fotografia scattata sullo status dei rifugiati in Italia riguarda la città di Roma, dove 4 migranti su dieci si vedono negare la loro richiesta di protezione. «Il diniego - ha spiegato Le Qyen Ngo Dilh, responsabile della Caritas nella capitale - può avvenire per vari motivi e la stessa casistica, anche a livello europeo, è davvero eterogenea. Tuttavia – spiega – è comune a tutti il forte stress dei candidati al momento dell'audizione; le persone sono molto emozionate e rischiano di far confusione, il colloquio dura spesso meno di 20 minuti, un tempo in cui i migranti devono rivivere gravi traumi, farlo in modo autentico senza però avere prove che documentino i drammi vissuti».

Si rischia così facilmente di finire in quel girone infernale delle presenze invisibili, come le chiama la Caritas: un limbo di impotenza e rassegnazione, ma qualcuno preferisce chiamarla clandestinità e sbatterla in galera. In Italia ad oggi manca ancora una legge organica sul diritto di asilo: nel marzo 2008 però il governo Prodi ha emanato un decreto per il recepimento della normativa europea. Ora la Caritas chiede al nuovo governo di non tornare indietro, anzi di «dare tempestiva emanazione del regolamento di attuazione» visto che «l’efficacia del decreto non è stata ancora sperimentata».

La strada intrapresa dal nuovo esecutivo, e confermata dalla linea dura dell’Europa, però, non va in questa direzione. Nel decreto sicurezza, infatti, si cancella il diritto di ricorso per i richiedenti asilo: nel momento in cui la loro richiesta viene rigettata, quindi, diventano automaticamente irregolari e quindi punibili con il carcere fino a 18 mesi, come previsto dal decreto, e rimandati nel paese in cui sono perseguitati. Christopher Hein, direttore del Cir, il Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir) auspica che il messaggio di questo 20 giugno dia proprio questo: «Non tollerare più che persone costrette a fuggire dai propri Paesi siano costrette un'altra volta a buttarsi letteralmente nel mare solo per raggiungere un porto sicuro».

 

 

Fonte