Il cardinale si congeda dopo 17 anni dalla città di Roma. Ringraziamenti
al Papa e al monsignor Moretti

CITTA' DEL VATICANO
Una messa che ha tutto il sapore di un saluto. Il cardinale Camillo Ruini pronuncia il suo "addio" nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dove presiede la messa in occasione del 25esimo anniversario della sua consacrazione episcopale. Ma l’occasione è propizia anche per salutare la diocesi che ha guidato, come Vicario, per 17 anni e mezzo. Nei prossimi giorni, infatti, è attesa la nomina del suo successore, il cardinale Agostino Vallini, Prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica. E lo stesso Vallini sfila tra i cardinali presenti alla celebrazione. Questa mattina il porporato è stato ricevuto in udienza dal Papa, forse proprio per ufficializzare la nomina.

Tra cardinali, vescovi e sacerdoti presenti tanti politici al Laterano
A nome del governo è presente Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre per Roma è presente il sindaco Gianni Alemanno. Tra gli altri politici figurano anche i vertici dell’udc Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione. Tra gli altri cardinali presenti: Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Raffaele Renato Martino, Julian Herranz, Bernard Law, Ivan Dias, Michele Giordano. Tra gli arcivescovi: Rino Fisichella, Gianfranco Ravasi, Alessandro Plotti, Luigi Moretti, e il nunzio monsignor Giuseppe Bertello. Centinaia anche i vescovi e sacerdoti di tantissime parrocchie romane.

Ringraziamenti al Papa e appello ai vescovi: «Annunciare la verità di Cristo»
«Grazie di cuore naturalmente al Papa ma anche al nostro carissimo monsignor Moretti (vicegerente della diocesi di Roma, ndr)». Con queste parole il cardinale Camillo Ruini ha dato inizio alla messa. Segue un appello ai vescovi. Il coraggio, «la fortezza» del vescovo è insieme quella di sottrarsi alle pressioni dell’opinione pubblica e soprattutto quella di annunciare la verità di Cristo. È quanto ha affermato oggi il cardinale Camillo Ruini. A tale proposito il cardinale ha ricordato la sua celebre espressione sulle «pallottole di carte che non fanno molta paura» e ha spiegato come la vera difficoltà sia nell’annuncio e nella comunicazione dell’amore. Quando si parla della fortezza o del coraggio del vescovo, ha spiegato il cardinale facendo riferimento alla sua lunga esperienza nella diocesi di Roma, si pensa «al coraggio rivolto per così dire verso l’esterno, soprattutto verso la pressione esercitata dalla opinione pubblica, così come questa è interpretata, e non di rado costruita, dai mezzi di comunicazione. È indispensabile, per un vescovo, sottrarsi alla sudditanza nei confronti di questo genere di pressione e a tal fine è importante ricordare che la verità che ci è stata donata e affidata, quella verità che in ultima analisi è Cristo stesso, conta e pesa molto di più di qualsiasi opinione».

«Difficile congiungere la fermezza con l’amore»
«In realtà - ha aggiunto Ruini - per me questo è stato, tutto sommato, un problema abbastanza lieve: come ho detto scherzosamente parlando ad alcuni Confratelli Vescovi quando pensavo che non ci fossero altri ascoltatori, "le pallottole di carta non fanno molta paura". Difficile mi è stato, piuttosto, riuscire a congiungere, anche nel modo di esprimermi e di comunicare, la fermezza con l’amore». «L’esercizio della fortezza - ha spiegato il porporato - da parte di un vescovo, è comunque più spesso necessario, e anche più impegnativo, nel governo quotidiano della diocesi, dove non si ha a che fare solo con le opinioni, ma con le persone». «Qui - ha osservato Ruini - le certezze sono più difficili, mentre più forte è il bisogno di rendere tangibile che quello che facciamo e decidiamo lo facciamo e decidiamo per amore, ricercando cioè il bene sia della comunità sia delle persone interessate. È questo, forse, il maggior peso quotidiano di un vescovo, non dico la sua croce più grande - questa infatti sono i suoi personali peccati - ma la più immediata».