di Marco Conti
ROMA (20 giugno) - La Lega scuote il governo e manda segnali di nervosismo a Silvio Berlusconi. Federalismo fiscale e trattato europeo sono i punti di frizione. Il Carroccio vuole l’autonomia fiscale in tempi rapidi e non è soddisfatto dei recenti provvedimenti varati dal governo per aiutare l’emergenza rifiuti a Napoli e per sostenere le finanze del comune di Roma.

 Per la Lega è troppo evidente la mano centralista, le camicie verdi vorrebbero trasformare in prestiti gli stanziamenti e di conseguenza ridurre i trasferimenti dei prossimi anni.

Malgrado «il paese un po’ bulgaro» evocato ieri da Berlusconi durante il pranzo con i leader del Ppe per spiegare ironicamente il grande successo del centrodestra nelle urne, la maggioranza non è altrettanto bulgara e tra assenze e dissensi continua a macinare brutte figure. Il ”drizzone” da dare all’Europa evocato ieri dal presidente del Consiglio è quindi servito a recuperare il Carroccio almeno sul fronte della politica estera, mentre il presunto asse con Sarkozy sconta le difficoltà con le quali inizia il semestre di presidenza francese della Ue e i tempi lunghi chiesti dal governo irlandese. Il consiglio europeo si chiuderà infatti oggi con la decisione di far slittare tutto ad ottobre. Comprese le valutazioni su possibili nuovi ingressi nell’Unione.
Anche oggi Roberto Calderoli ripete le sue critiche al trattato di Lisbona e, intervistato da ”Il Giornale” lo considera «carta straccia», ma conferma il voto della Lega al trattato per la necessaria ratifica. La tecnica del bastone e della carota. Gli ”stop and go” dell’alleato innervosiscono il Cavaliere che ieri pomeriggio, dopo una lunga telefonata con Bossi, pensava di aver risolto il problema, salvo poi dover incassare alla Camera la seconda sconfitta.

Il voto sul provvedimento è stato spostato a martedì, ed è quindi possibile che nel frattempo ci saranno nuovi chiarimenti tra il Senatur e un Cavaliere sempre più innervosito e in vena di nuove strigliate. Domani il Cavaliere inaugurerà la nuova torre campanaria di Porto Rotondo e si prepara, novello Pier Capponi, a contrapporre le sue campane alle trombe della Lega. Stavolta però il Carroccio ha fretta e non si accontenta della tempistica adottata nella precedente legislatura a guida berlusconiana, quando la riforma costituzionale venne posta all’ultimo punto dell’ordine del giorno, salvo poi essere travolta dal referendum. Ora Bossi e colonnelli giocano d’anticipo e pretendono da Berlusconi e Tremonti che già nel Dpef ci siano segnali in direzione dell’autonomia finanziaria di ogni singola regione.

I fronti aperti nella maggioranza si arricchiscono anche del capitolo-giustizia. Martedì si riprendono i voti al Senato sul pacchetto sicurezza e potrebbe essere presentato in aula anche il ddl ”blocca-processi” per le cinque più alte cariche dello Stato che dovrebbe superare i dubbi che la Consulta ebbe sul ”lodo-Schifani”.

L’assemblea del Pd che inizia oggi a Roma sarà interessante anche per capire quale sarà il rapporto dell’opposizione con l’attuale maggioranza dopo il varo dell’emendamento-Vizzini che sospende un buon blocco di processi per dieci anni.

 

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