Prigioniero di guerra fugge dalla Corea del Nord dopo 55 anni

 

SEUL (24 giugno) - Nel 1953 era alto un metro e cinquanta. Aveva 17 anni. Combatteva contro i suoi fratelli-nemici devoti a Kim Il Sung. Mancavano pochi giorni all'armistizio del 27 luglio.

 Non sarebbe cambiato nulla. I "fratelli" del nord separati da quelli del sud dal 38 parallelo come stabilito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma intanto 2 milioni di persone erano morte. Nel listino ufficiale dei caduti diffuso dal regime di Pyongyang c'era anche il suo nome, Kim Jin-soo, che invece era stato ferito durante un combattimento proprio pochi giorni prima dell'armistizio e fatto prigioniero dalle truppe della Corea del Nord. Oggi Kim ha 72 anni, è alto un metro e quaranta e pesa 35 chili. In mezzo a quei dieci centrimetri persi in una vita di stenti, 55 anni di prigionia, 40 trascorsi a lavorare in una miniera nella provincia di Pyeongan, gli ultimi 10 come agricoltore a Hamgyeong.

Nella Corea del Nord Kim ha provato ed è riuscito a sopravvivere. Si è fatto una famiglia. Dalla moglie ha avuto quattro figli, 3 femmine e un maschio. Ha provato a dimenticare la sua terra, forse c'è riuscito, ma la libertà, quella, non è riuscita a dimenticarla. E allora ha deciso, come fanno tanti altri suoi colleghi-prigionieri. Ha organizzato la "grande fuga". Si è rivolto a Choi Sung-Yong, capo Abductees’ Family Union Association, una delle tante associazioni impegnate nella lotta per il rimpatrio dei sudcoreani. Ha attraversato il fiume Duman al confine tra Corea del Nord e Cina. E' rimasto lì in attesa di riceve l'autorizzazione per lasciare il paese e quindi tornare a casa.

Ad aspettarlo il fratello. I genitori, ovviamente, sono morti. La sua famiglia, qulla creata nei 55 anni di prigionia, l'ha lasciata nella Corea del Nord. Forse perché il viaggio era troppo rischioso, o forse perché la moglie e i figli non si sentivano prigionieri nella loro terra. Ma Kim non ha mai dimenticato l'odore del fiore mugunghwa, il fiore nazionale della Corea, quello che potrà rivedere con gli occhi di un uomo libero, quello che in coreano significa "immortale", come la voglia di tornare a casa.

Choi Sung-Yong racconta che negli anni Settanta 458 coreani del sud, soprattutto pescatori, sono stati catturati dal governo del Nord. Più di 500 prigionieri di guerra non sono più tornati a casa.

 

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