I bambini venivano mandati a compiere furti in appartamenti. Insulti e botte per convincerli. La banda agiva nel nord Italia. Gli indagati fermati dalla polizia di Verona

 

Verona, 30 giu. - (Adnkronos/Ign) - Insulti, botte e persino minacce di ritorsioni sessuali. Così otto rom di nazionalità croata costringevano i loro figli a compiere furti in appartamenti.



Centinaia i colpi messi a segno dalla banda, che sfruttava i minori perché non imputabili, in tutto il nord Italia. Gli arrestati, fermati dalla polizia di Verona, girovagavano per il Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, utilizzando documenti di identità falsi e portando con sé numerosi bambini, alcuni propri figli ed altri probabilmente avuti in affido da altre famiglie.

Un'attività che evidentemente dava i suoi frutti, dato che gli indagati possedevano un parco auto con Mercedes e camper nuovissimi e avevano acquistato alcuni appartamenti in Veneto, appoggiandosi a un'agenzia immobiliare per la stipula di rogiti con nomi di copertura. La banda è stata fermata tra il Piemonte ed il Veneto, proprio mentre tre degli indagati con i rispettivi camper stavano per oltrepassare il confine italo-francese, in direzione di Bordeaux. Le accuse nei loro confronti sono di associazione a delinquere finalizzata a commettere furti aggravati in abitazione con l'induzione dei minori a perpetrarli, maltrattamenti in famiglia ed abbandono di minori.

Il Tribunale per i Minori di Venezia ha affidato sei bambini a strutture di accoglienza e, il passo successivo, sarà la revoca della potestà genitoriale.


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