Da Napoli il premier annuncia la sua intenzione trasformare il ddl in un provvedimento di urgenza: "Ora siamo fuori dalla civiltà"Durissima reazione del Pd: "Inaccettabile, non ci sono requisiti di urgenza"

 

 

NAPOLI - La stretta all'uso delle intercettazioni potrebbe essere imposta con un decreto. Questa l'ipotesi avanzata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante la sua visita a Napoli: "Probabilmente ci sono i termini di necessità e urgenza - ha detto - per procedere con urgenza al decreto legge".

 E subito è arrivata la reazione del partito democratico: "Inaccettabile".

"Stiamo vivendo un momento di emergenza della giustizia - ha proseguito il premier - perché siamo fuori da una società che abbia comportamenti civili. Non credo che un paese possa permettersi ciò che sta accadendo, che è accaduto, che si prospetta possa accadere, cioè che dei privati cittadini si vedano sottratto il loro diritto alla privacy con interventi violenti che possono portare danni irreparabili alla loro immagine: questo uno stato liberale democratico questo non lo può permettere".

Rispondendo alla domanda di un cronista che ironicamente gli aveva chiesto chi accompagnerebbe sull'orlo di un termovalorizzatore tra Gandus, Di Pietro e Veltroni, Berlusconi ha annunciato che giovedì sarà al programma Matrix, su Canale 5, "per spiegare serenamente e pacatamente cosa si sta cercando di fare: è necessario che i cittadini lo sappiano".

Attualmente, il provvedimento che riforma il regime delle intercettazioni è un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 13 giugno, ma che non ha ancora cominciato il suo iter parlamentare. Le nuove norme, contestate da parte dell'opposizione, vietano ai magistrati di ordinare intercettazioni per inchieste su ipotesi di reato, la cui pena sia inferiore ai dieci anni (corruzione esclusa). E stabiliscono anche il divieto assoluto di pubblicazione e di utilizzo del contenuto delle intercettazioni, fino all'inizio del dibattimento.

E la reazione del Pd, all'ipotesi di trasformare il ddl in un decreto, non si è fatta attendere: "Inaccettabile". ha dichiarato il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia. "Non è questa materia per un decreto ha spiegato - non vi sono i requisiti di necessità e urgenza. E' materia processuale, complessa e delicata, che richiede un inter parlamentare normale. Del resto lo stesso governo ha presentato un disegno di legge, quindi l'uscita estemporanea del presidente del Consiglio è incomprensibile".

Dura, ma con toni ironici, la reazione di Antonio Di Pietro: "Lo capisco - ha commentato - lui (Berlusconi, ndr) è tra le persone più informate di tutti sul reale contenuto delle intercettazioni disposte dall'autorità giudiziaria di Napoli (l'inchiesta Saccà e le sue conversazioni anche col premier, ndr) e più di tutti ha l'urgenza e l'imprescindibilità di fare un provvedimento per far sì che gli italiani non sappiano chi ha fatto cosa".