Alla fine niente denuncia in diretta tv a Matrix e, almeno per ora, niente decreto. Non che Silvio Berlusconi sia meno persuaso della necessita' di mettere un freno al "malcostume" delle intercettazioni sbattute in prima pagina.

 

Ma alla fine il premier ha deciso che la battaglia andava perlomeno rinviata. Un po' perche' oggi di quelle 'temute' conversazioni in mano alla Procura di Napoli non e' venuto fuori nulla. Un po' perche', complice anche una triangolazione con Fini e Quirinale, si e' deciso di tentare ancora una strada che potesse evitare lo scontro istituzionale.

Cosi', all'ora di pranzo, il Cavaliere 'rinuncia' a farsi intervistare da Mentana per raccontare la sua verita' su processi e dintorni. E a tarda sera nella convocazione del Consiglio dei ministri di domani il decreto sulle intercettazioni non figura.

Fatto che, pero', non esclude che il provvedimento possa essere inserito 'fuori sacco' o che comunque possa essere oggetto di una discussione nella riunione dell'esecutivo. Le ragioni del suo forfait a Matrix, il premier le mette nero su bianco in un comunicato stampa.
Da una parte per rivendicare le tante cose fatte dal governo, dall'altra per stigmatizzare "i gossip che inquinano e ammorbano il dibattito politico". Per questo, spiega il Cavaliere, non sarebbe stato "opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix" ossia giustizia e intercettazioni.

Ma per gli uomini vicini al premier la parola d'ordine e' tenere alta la guardia. Non a caso il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto in mattinata continuava a perorare la causa delle "ragioni d'urgenza" per un decreto.

Motivazioni sposate anche da Alleanza nazionale, se anche il suo vice a Montecitorio, Italo Bocchino, ha sottolineato che gli "estremi per un dl ci sono" semmai il problema e' il calendario fitto.

Il varo di un dl domani, infatti, comporterebbe una conversione entro il 4 settembre e, considerando che il provvedimento dovrebbe partire dalla Camera che ha gia' all'esame il ddl e che di mezzo c'e' la pausa estiva, il rischio di una decadenza sarebbe concreto.

Ad alimentare il dibattito, ancora prima della rinuncia del premier a Matrix, ci ha pensato pero' il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi che, alludendo ai contenuti di quelle intercettazioni ancora non rese pubbliche, ha dichiarato: "Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo e' molto labile, credo che l'informazione debba prevalere".

Anche il Pd sceglie la linea della guerra sulle leggi in materia di giustizia, guerra da fare pero' non in piazza ma nelle aule parlamentari.

"Se il governo continuera' con l'atteggiamento che ha tenuto in questi venti giorni - dice il segretario Walter Veltroni - se non toglieranno l'emendamento che sposta i processi e se faranno un atto incostituzionale come quello di presentare un decreto sulle intercettazioni, allora devono mettere nel conto un inasprimento del clima parlamentare perche' l'opposizione rispondera' difendendo le prerogative del Parlamento con tutti gli strumenti a sua disposizione".

 

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