Il portavoce del Social Forum Agnoletto la notte dell'irruzione

 

Botte e insulti. Alla Diaz fu un «massacro». I pm ripercorrono la tragica notte del luglio del 2001 quando 29 poliziotti fecero irruzione nella sede del Genoa Social Forum picchiando a sangue 93 manifestanti che dormivano nella scuola Armando Diaz.



L’accusa contesta agli agenti delle forze dell’ordine la violenza privata, le lesioni, il falso e la calunnia, nonché la perquisizione arbitraria e il porto d'armi da guerra di quella notte. Loro – anzi, i loro avvocati, visto che nessuno dei poliziotti si è presentato in aula – si difendono parlando di una «sassaiola» inscenata dai manifestanti, che sarebbe stata la causa scatenante della loro sanguinosa irruzione. Ma i pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini replicano che quel lancio di pietre non è mai esistito: «Fu un pestaggio, e non venne mai fornita alcuna prova che vi fosse una giustificazione al comportamento degli uomini che entrarono alla Diaz. Non fu posta alcuna resistenza da parte dei manifestanti, non ci fu alcun lancio di oggetti e non c'è alcuna prova sul luogo specifico del ritrovamento di armi all'interno della scuola. Anzi - ha sottolineato Cardona – abbiamo provato la provenienza esterna delle due molotov».

Il pm si riferisce alle due bottiglie incendiarie che la polizia sostenne di aver ritrovato nella scuola, ma che invece furono appositamente piazzate all’interno della Diaz. Per questo i poliziotti sono accusati di falso e calunnia. E quanto alle violenze gratuite, i pm hanno dalla loro decine e decine di testimonianze nonché i referti medici che ne attestano l’incompatibilità «con qualsiasi possibile resistenza». I pm hanno poi ricostruito, sulla base dei tabulati telefonici e dei filmati, la cronologia degli eventi, dallo sfondamento del cancello da parte dei poliziotti all'apertura del portone centrale, prima, e di quello laterale, poi, come mostrato dalle riprese video effettuate da alcuni cineoperatori dal tetto della scuola Pascoli, sede del centro stampa, di fronte alla Diaz. In quelle immagini si vede chiaramente che il primo ad entrare è «un agente del 7' Nucleo Sperimentale di Roma, riconoscibile dalla divisa blu e dal casco».

I pm emetteranno le loro richieste di condanna il prossimo 10 luglio, mentre la sentenza di primo grado non arriverà prima di ottobre. Ma a far cadere tutto potrebbe arrivare quella norma voluta dal premier per bloccare il suo processo per corruzione in atti giudiziari: la blocca processi infatti sospenderebbe tutti i procedimenti per reati “minori” compiuti prima del giugno 2002. Dunque, Diaz compresa. Ma quella pagina nera della nostra storia non può essere archiviata così. Per questo il Comitato verità e giustizia per Genova l’8 luglio parteciperà alla manifestazione promossa da Colombo, Pardi e Flores D’Arcais contro le intenzioni del governo Berlusconi in materia di giustizia. «Ci pareva già tutto molto grave - dicono - ma questo sarebbe un colpo di mano indegno di una democrazia minimamente decente. La sospensione – concludono – sarebbe una beffa per chi aspetta giustizia, ed un ulteriore colpo alla credibilità delle istituzioni».

 

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