DAL NOSTRO INVIATO
LLORET DE MAR (Spagna) — Joseph è appollaiato sul gradino più alto davanti al Tropics, discoteca fra le più gettonate sull'avenida che porta dritta al mare. «T-shirt party tonight » promette un tabellone rosso sopra l'ingresso, accanto a una enorme statua della libertà color verde bottiglia.

Ma Joseph, 21 anni, non ha tempo per i party. Osserva il fiume incessante di gente che scorre lungo il marciapiede. E' qui per lavorare, lui: tre mesi di contratto per fare da papà a ragazzetti di quattro-cinque anni più giovani.

Loro entrano a ballare, si sfiniscono al ritmo di disco-dance, spesso alzano il gomito, qualche volta escono che non stanno in piedi. E vai a capire, poi, se hanno buttato giù pasticche, se hanno fumato spinelli, se hanno mescolato droghe con alcol... A Joseph di tutto questo importa poco. A lui interessa una sola cosa: riportarli in albergo, al sicuro. Lui è la chiocciola, loro i pulcini.

Per questo lo paga la Ruf Jugendreisen, agenzia turistica tedesca che ogni anno porta in questo angolo di Costa Brava migliaia di ragazzi a caccia di notti da sballo. Il compito di Joseph (come lui tanti, soprattutto dall'Europa del nord) è aspettare che i pulcini si stanchino, tenere fra le mani un cartello con i nomi di chi manca all'appello e spulciare da quel cartello il Franz, l'Erik, l'Andrea di turno man mano che si presentano. «Dovrei stare qui dalle 11 di sera alle quattro del mattino ma spesso i mocciosi tardano e finisce che prima delle cinque non si va a dormire», si lamenta.
Sono solo le tre. C'è ancora tempo per stancarsi di stare in piedi.

Al Beach Friends, la caffetteria dove Federica ha passato qualche ora della sera in cui è scomparsa, Manuel tira giù la serranda, «qui chiudiamo presto» annuncia, mentre pochi metri più in là, Nash, marocchino, è impegnato a spiegare ai passanti quanto è bella, trendy, anzi fantastica la discoteca che lo paga per fare il pr, Gala.

Anche Federica è passata più e più volte davanti al Gala, proprio all'uscita del suo Hotel, il Flamingo. Però Nash dice che non l'ha convinta, non è entrata, «lei e la sua amica andavano al Tropics oppure allo Yates».
Sembra di vederla, Federica, allegra e spensierata come migliaia di ragazzi che ora (e sono quasi le quattro) passeggiano senza meta con la birra in una mano e la sigaretta nell'altra. La puoi immaginare in mezzo a questa bolgia notturna che si muove in un raggio di cinquecento metri quadrati. Avanti e indietro a farsi un drink in un locale, poi in un altro. Avanti e indietro a spostare la notte un po' più in là, finché le gambe reggono. Davanti allo Yates, musica hard-rock, fra i locali preferiti di Federica, una ragazzina bionda barcolla. La forza che le è rimasta basta appena per reggere un bicchiere di Vodka. «Perché non torniamo a casa?», chiede l'amica più sobria. «Perché la mia casa è qui», risponde lei. E si siede per terra, sotto la faccia sorridente di Federica riprodotta in centinaia di manifesti appiccicati ovunque.
Qualcuno si ferma a guardarla, a leggere l'appello, «ragazza scomparsa, se la vedete chiamate la polizia». Tutti, nel sabato notte di Lloret, sanno dell'italiana che non si trova più. C'è chi, scatta fotografie accanto a quei manifesti: «Così posso dire che io c'ero».

La folla si disperde, ma solo un po', quando comincia ad albeggiare. Restano gli irriducibili della notte. I più barcollano. L'americano Dennis, da Miami, è ubriaco fradicio e abbraccia una palma. Alza gli occhi e vede la foto di Federica: «E questa chi è? Ah, già. L'italiana desaparecida. Ciao italiana ». E, finalmente, va a dormire.

Giusi Fasano

 

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