La rivolta dei commercianti all'Ucciardone per riconoscere i mafiosi
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I primi sette inchiodano cinque estorsori. Il riconoscimento dietro a un vetro nell´aula bunker
Erano in sette da una parte, in cinque dall´altra. Sette, i primi commercianti e imprenditori del gruppo di diciotto che ha deciso di collaborare con la Dda ed accusare gli estorsori. Cinque gli esattori del clan Lo Piccolo, arrestati dopo la cattura dei boss e dopo il pentimento di tanti "soldati" del mandamento. Il vetro, lo specchio, la tensione, il tentativo di "confusione" fatto da alcuni degli imputati che hanno voluto che accanto a loro ci fossero i fratelli molto somiglianti, non hanno provocato alcun imprevisto nel primo confronto all´americana voluto dalla Dda di Palermo in un processo per estorsione. Con le vittime-testimoni che hanno riconosciuto, mischiati con altre persone, gli uomini che chiedevano loro denaro e assunzioni. «È lui, lo riconosco». Parole secche pronunciate nel corso di quello che tecnicamente è un incidente probatorio, deciso dal gip Maria Pino, in corso di indagini preliminari per cristallizzare le dichiarazioni accusatorie delle vittime ed evitare possibili ritrattazioni per minacce e atti intimidatori.
Alla presenza dei pm Domenico Gozzo, Gaetano Paci e Marcello Viola e dei legali degli imputati e delle parti civili, i primi sette imprenditori convocati hanno riconosciuto davanti al gip Maria Pino, cinque esattori del clan Lo Piccolo: Domenico Ciaramitaro, Domenico Caviglia, Filippo Mangione, Giovanni Cusimano e Salvatore Di Maio. Per mettere a dura prova la memoria dei testimoni, due di loro, Caviglia e Mangione, hanno chiesto che accanto a loro, al di là del vetro schermato, oltre all´agente di polizia in borghese scelto per la ricognizione, ci fossero i rispettivi fratelli, assai somiglianti. Nonostante una situazione del genere potesse ingannarli, i commercianti non hanno avuto dubbi e hanno indicato i loro presunti estorsori, senza sbagliare. Dalla parte delle "persone offese" gli avvocati Ugo Forello e Salvo Caradonna, legali di Addiopizzo. Al processo, l´associazione sarà parte civile, così come la Federazione antiracket e Libero Futuro. Anche lo "Sportello Legalità" della Confcommercio ha assicurato assistenza ed era presente con un proprio rappresentante, l´avvocato Fabio Lanfranca.
L´incidente probatorio proseguirà giovedì con le deposizioni dei sette commercianti, che dovranno adesso confermare le loro dichiarazioni davanti al gip. Venerdì e sabato toccherà ad altre vittime del pizzo che saranno chiamate a riconoscere altri presunti estorsori.
E proprio nel giorno in cui altri "colleghi" scelgono la sua strada, Vincenzo Conticello, titolare della "Focacceria San Francesco", il primo a riconoscere pubblicamente in aula i suoi estorsori, si lascia andare ad una nota polemica: «Palermo mi ha lasciato solo. I presidenti delle associazioni di categoria e le forze dell´ordine mi sono stati vicini. Ma ho pagato caro il prezzo della mia rivolta. Tanti commercianti e una parte della città mi hanno abbandonato. Molti, tra coloro che mi cercavano, non mi cercano più».