La sinistra radicale all'attacco. «Una sentenza scandalosa». Ma il Pdl frena: giusto così

ROMA
Bolzaneto, il giorno dopo. La sentenza dei giudici, che afflige pene lievi alle forze dell'ordine ed esclude che, nella caserma genovese, vi fossero state azioni «di tortura», spacca l'arco delle istituzioni.
Il sottosegretario leghista Castelli, all'epoca ministro della Giustizia, è soddisfatto. «Ero sicuro che si sarebbe accertata la verità dei fatti. La verità non piace a tanti perchè il teorema è stato smontato». Prosegue Castelli: «Ho sempre detto che sostenere che Bolzaneto fosse stato organizzato come un lager era una calunnia nei confronti del ministero della Giustizia e della Polizia penitenziaria. E che eventuali episodi commessi da singoli sarebbero stati appurati dal processo. Queste cose si sono avverate. La sentenza è lì da vedere e d’ora in poi chi continua a sostenere tesi diverse è in malafede».

Sulla stessa linea Cicchitto, presidente dei senatori del Pdl. «La sentenza di Genova ci appare obiettiva ed equilibrata: non ci fu nessuna operazione sistematica di repressione e di tortura, ma ci furono errori da parte di alcuni esponenti delle forze dell’ordine. Non bisogna dimenticare-dice il dirigende azzurro- che foto e riprese cinematografiche documentano invece che fu messa in atto, nei due giorni precedenti i fatti avvenuti nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto, da parte di circa cinquemila soggetti una preordinata guerriglia urbana, che mise a soqquadro tutta quella parte di Genova collocata nella zona gialla».

Ma la sinistra è sulle barricate. La sentenza su Bolzaneto è «scandalosa», dice Paolo Ferrero. «Si perpetua - denuncia in un’intervista al Corriere della sera - la tradizione italiana da Piazza Fontana a oggi: la volontà di non fare chiarezza sugli episodi realmente accaduti». E Paolo Cento affonda: «La sentenza per i fatti di Bolzaneto ci consegna una verità dimezzata dall’arrivo della prescrizione per le pene, comunque troppo miti e limitate, e lascia del tutto impunite le responsabilità politiche della gestione dei fatti del G8 di Genova».

Ventitre anni e nove mesi di reclusione per 15 imputati e assoluzione per 30: la sentenza lascia perplesso Vittorio Agnoletto, ex leader dei movimenti. «Sono stati condannati, e con pene miti, solo coloro che avevano delle responsabilità di direzione a Bolzaneto. Questo è anche il risultato dell’omertà e del tentativo di ostacolare in qualunque modo la ricerca della verità attuata in questi anni dalle diverse forze dell’ordine».