Secondo l'Agenzia per la sicurezza nucleare (Autorité de sûreté nucléaire, Asn) i liquidi di scarto fuoriusciti dalla centrale di Roman sur Isere sono "senza impatto sull'ambiente"

 

Parigi, 18 luglio 2008 -  Dopo l'incidente di Tricastin, una nuova fuga d'uranio su un sito Areva si è prodotta ieri, questa volta all'impianto di fabbricazione di combustibili nucleari Fcbc a Romans sur Isere (Drome): la rottura di una canalizzazione sotterranea ha fatto fuoriuscire dei liquidi di scarto che contengono uranio.

L'annuncio è stato dato dall'Agenzia di sicurezza nucleare (Asn), che ha sottolineato che non c'è "alcun impatto per l'ambiente".


Gli inquirenti dell'Asn, avvisati ieri alle 17, hanno riferito che "la rottura della canalizzazione sotterranea risalirebbe, secondo il gestore, a molti anni fa", mentre sono state prese "delle misure correttive destinate a proteggere la zona contro le eventuali intemperie".


Gli inquirenti hanno inoltre constatato "la non conformità di queste tubature di fronte alle esigenze della regolamentazione" che prevede normalmente "una capacità di resistenza agli choc sufficiente per evitare" ogni rottura.
Dopo la pulitura della zona prevista oggi, "hanno chiesto che tutti i materiali ritirati siano analizzati per valutare la massa d'uranio presente". "Come sempre è un portavoce dell'Asn che diffonde e controlla queste informazioni", ha attaccato la federazione France Nature Environnement, secondo la quale la legge del 13 giugno 2006 permette che "tutti i poteri di gestione della filiera nucleare siano concentrati nelle mani di cinque dirigenti" dell'asn.


La federazione, che raggruppa circa 3mila associazioni di difesa dell'ambiente, chiede che delle autorità di controllo indipendente "possano fare un'audizione pubblica in merito a questi diversi incidenti affinchè tutti i cittadini possano conoscerne le cause e gli effetti" e possano riflettere sulle eventuali azioni giudiziarie.


Si tratta della seconda fuga di liquidi
registrata in due settimane dopo quella avvenuta il 7 luglio sul sito nucleare di Tricastin, sempre nel sud-est del Paese, e che ha spinto il governo a richiedere ieri la verifica delle falde freatiche situate vicino a tutte le centrali nucleari francesi.


Nella notte tra il 7 e l'8 luglio durante alcune operazioni di pulitura trenta metri cubi di una soluzione contenente uranio si sono riversati in due fiumi dal sito nucleare di Tricastin, a Bollene (Vaucluse). Dopo un'inchiesta interna, Areva ha ammesso una "mancanza di coordinamento evidente tra le squadre incaricate dei lavori e quelle responsabili dell'esplorazione", all'origine di questo incidente.

 

IL GOVERNO

Il governo francese si è affrettato ad rassicurare che l'incidente alla centrale di Roman-sur-Isere non comporta alcun rischio per la salute o l'ambiente e rientra nella media delle "piccole anomalie" che si registrano ogni anno nelle 60 centrali del Paese. "Non dobbiamo esagerare -  ha detto il ministro per l'Energia e l'ambiente. Jean-Louis Borloo - ogni anno l'industria nucleare francese registra 115 piccole anomalie che non costituiscono un pericolo nè per la salute, nè per l'ambiente".

 

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