da Roma
Il termine è forte, soprattutto se riferito al Csm. «Cloaca», lo definisce Maurizio Gasparri in un’intervista a Radio Radicale. Dice, per l’esattezza: «La cloaca del Csm correntizzato, partitizzato e parcellizzato è uno scandalo che offende gli italiani».

Poi, il presidente dei senatori Pdl rettifica, per ben due volte. Ma le polemiche politiche sono divampate. «Queste dichiarazioni - dice Massimo D’Alema - sono una manifestazione di dipendenza dall’agenda del premier da parte di Gasparri». «Sono allibito», grida Antonio Di Pietro. «Totale mancanza di senso e di rispetto delle istituzioni», commenta il ministro ombra Pd della giustizia, Lanfranco Tenaglia. E la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, condanna le parole «offensive e gravissime». L’opposizione rievoca gli insulti di piazza Navona con l’aggravante, dicono Idv, Udc e Clemente Mastella, che stavolta non è un comico come Grillo e la Guzzanti ad eccedere, ma un esponente del Pdl. Il Pd chiede al centrodestra di prendere le distanze e invoca l’intervento del presidente del Senato, Renato Schifani.
Gasparri, intanto, ridimensiona sembra su consiglio di Gianfranco Fini: «Non intendevo - precisa - denigrare l’istituzione in quanto tale o chi ne ha la guida operativa. L’espressione, che può essere apparsa indubbiamente eccessiva, era collegata alle note polemiche con taluni esponenti del Csm». Dal centrodestra non arrivano censure e per il premier, Silvio Berlusconi, l’incidente è chiuso: «Il senatore Gasparri ha già fatto una precisazione che credo abbia posto la parola fine al problema».
Ma interviene anche l’Anm contro chi «delegittima» il Csm. «Insulti vergognosi e qualunquisti - dice il presidente, Luca Palamara -, di fronte ai quali non possiamo che ribadire il nostro richiamo alla difesa dei valori costituzionali».
Gasparri è costretto a smentire ancora: ribadisce che alla radio c’era «un acceso scambio di idee» con il pubblico, condito anche da insulti, ma che lui è «ben consapevole della rilevanza delle funzioni del Csm» e del «grande equilibrio» dell’azione di Giorgio Napolitano.
Il Presidente della Repubblica, che guida il Csm, a San Pietroburgo glissa una domanda sulla giustizia in quel Paese e si guarda bene dall’entrare nelle polemiche di casa: «Francamente, non posso occuparmi della giustizia in Russia. Dovendomi occupare già di quella in Italia, mi basta».
I take di agenzia con le frasi di Gasparri arrivano a Nicola Mancino in mattinata, mentre il vicepresidente del Csm presiede la sezione disciplinare. La reazione di disappunto è evidente, ma si decide di evitare repliche ufficiali. Poco prima, Mancino ha criticato il titolo troppo «bellicoso» di una sua intervista a La Repubblica, in cui dice che una «guerra dichiarata» al Csm non aiuta e che riforme come questa non si fanno «contro qualcuno, ma con il dialogo». Riequilibrare la composizione del Consiglio e rendere esterna la sezione disciplinare è opportuno, ma con una riforma costituzionale. E se ce ne sono troppe in cantiere, avverte, «rischiano di produrre scontri parlamentari e polemiche aspre con la magistratura». Il vicepresidente del Csm, comunque, è contrario alla separazione delle carriere, a interventi sull’obbligatorietà dell’azione penale e sull’immunità parlamentare.
Chi risponde a Gasparri, per abbassare i toni, è il laico di Fi Michele Saponara. «Non ritengo di far parte di una cloaca - dice al Giornale - e mi dispiace che Gasparri, forse nella foga polemica, abbia definito così il Csm, organo di cui mi onoro di far parte e dove sono stato eletto anche con il suo voto». Al Consiglio, spiega, siedono magistrati di varia provenienza e laici eletti da diversi partiti: sono «fisiologiche» posizioni diverse, ma sempre con «rispetto reciproco». «Il dibattito sulle riforme - dice Saponara - non autorizza espressioni ingiuriose. Mi auguro che gli inviti al dialogo di Napolitano siano ascoltati».