Dall'Australia la svolta del Pontefice sullo scandalo che coinvolge la Chiesa

 
SYDNEY
Non ha avuto dubbi Benedetto XVI: i preti pedofili devono rispondere dei loro «misfatti» alla giustizia.
È forse questo, al di là della «condivisione delle sofferenze delle vittime» espressa dal Papa, la novità più rilevante del discorso del Pontefice in cui è stato toccato lo scandalo dei sacerdoti che hanno abusato di minori.

Non è la prima volta che Ratzinger affronta la questione nè che un Pontefice si sofferma sull’argomento: anche Giovanni Paolo II, proprio nel corso di un’altra Gmg, a Toronto in Canada nel 2002, aveva chiesto scusa per gli abusi e condannato i sacerdoti che avevano sbagliato.

Ma di fronte al clero australiano riunito nella St. Mary’s Cathedral di Sydney il Papa ha compiuto un passo ulteriore: ha detto senza esitazioni che i sacerdoti che hanno commesso violenza sui minori devono essere portati davanti alla giustizia, il che significa consegnati al potere civile.

Perchè in effetti una delle contestazioni più forti rivolte alla Chiesa e alle sue gerarchie che sono venute dalle associazioni delle vittime negli Stati Uniti, come in Europa, in America Latina e in Australia, è quella di aver coperto i reati, protetto, di fatto, i responsabili spostandoli da una parrocchia all’altra, messo a tacere la cosa o anche rimosso il prete colpevole dal rapporto diretto con i fedeli. Provvedimenti che agli occhi di chi fu abusato da bambino o adolescente, non hanno la valenza di un atto di giustizia ma costituivano al contrario un tentativo di nascondere agli occhi dell’opinione pubblica i cosiddetti «misfatti».

Rimane naturalmente l’esigenza della Chiesa di aprire inchieste interne, di seguire anche la strada del diritto canonico nel perseguimento della verità, ma dal più alto magistero arriva una indicazione molto chiara: «le vittime devono ricevere compassione e cura e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia». Parole evidentemente non equivocabile e che, per i vescovi di ogni parte del mondo, costituiscono un monito al quale d’ora in poi sarà difficile sfuggire.

Del resto era stato lo stesso Ratzinger ricevendo i vescovi irlandesi in visita ad liminia apostolorum nell’ottobre del 2006 ad affermare che un crimine sessuale se commesso da un prete era ancora più grave proprio per le responsabilità che il sacerdote ha verso la propria comunità. Un ragionamento che capovolgeva la linea difensiva classica dei Sacri Palazzi: nel clero, spiegavano in Vaticano, ci sono peccatori, ma si tratta di numeri circoscritti e comunque altrettanti reati vengono commessi nelle altre categorie laiche della società. Insomma da parte dell’opinione pubblica c’era accanimento ideologico.