Roma - Nuovo ordine d’arresto per l’ex centravanti della Lazio, Giorgio Chinaglia.

 Sono dieci le persone per le quali il gip di Roma, Guglielmo Muntoni, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare. È il risultato di una inchiesta stralcio che riguarda il tentativo di appropriazione del club di Claudio Lotito. Sott’accusa ci sono sia persone coinvolte nel precedente filone dell’indagine, nell’ambito del quale sono stati arrestati anche i capi degli "Irriducibili", come Chinaglia e il faccendiere ungherese Zoltan Szlivas, sia Guido Carlo Di Cosimo. La novità è rappresentata dal coinvolgimento dei Casalesi, scoperto dagli accertamenti compiuti dalla guardia di finanza sui movimenti di denaro. È stato raggiunto dall’ordinanza, infatti, anche il boss Giuseppe Diana, che si trova ristretto in regime di 41 bis nel carcere di Opera.

Riciclaggio È questo il reato contestato dai pm Stefano Rocco Fava, Elisabetta Ceniccola, Vittoria Bonfanti e Roberto Staffa, quest’ultimo della direzione distrettuale antimafia, a tutte le 10 persone citate nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Muntoni. A carico di alcuni è ipotizzata anche l’aggravante della realizzazione del reato con i metodi tipici dell’associazione a delinquere di stampo mafioso. Il denaro che si voleva utilizzare per acquistare la Lazio, e di cui si faceva portavoce Chinaglia, era quello dei Casalesi. Gli inquirenti hanno ricostruito le movimentazioni bancarie, i passaggi, gli accordi intercorsi tra i vari soggetti. Figura centrale appare un finanziere italo-svizzero, che avrebbe dovuto fornire la copertura al gruppo.

La prima inchiesta Chinaglia era già citato nell’ottobre del 2006, nella prima ordinanza, quella che coinvolgeva i capi del gruppo ultras della Lazio degli "Irriducibili". Per quel filone è stato incardinato il processo e dopo l’ascolto dei testi del pm, entro la fine dell’anno si potrebbe arrivare a sentenza. Per quella vicenda l’ex bomber è latitante. L’ordine di cattura emesso nei suoi confronti non è mai stato eseguito. Lui è rimasto negli Stati Uniti e ha sempre rigettato le accuse.

 

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