ROMA - Il welfare così com'è non va. È sorpassato dai tempi. Rischia di crollare sotto la ferrea legge della demografia (troppi anziani, pochi bambini) e dallo tsunami della globalizzazione.

Alcune conseguenze già si vedono. Ma nei prossimi anni sarà dura: dal 2050 il costo della sanità potrebbe raddoppiare, mentre il sistema pensionistico avrà meno risorse. Dunque dal 2013 va rivisto all'insù anche il limite dei 62 anni per la pensione.

La proposta arriva dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che s'è posto l'arduo compito di rifondare il welfare. E le pensioni, cui hanno messo mano prima Dini, poi Maroni e in ultimo Prodi. Al Consiglio dei ministri di ieri ha presentato un Libro Verde sul futuro del modello sociale, La vita buona nella società attiva.

Ventiquattro pagine che analizzano i buchi del sistema, avanzano proposte, ma soprattutto sollevano domande del tipo "Che fare"? Risposte alle quali Sacconi invita a rispondere le forze sociali e gli stessi cittadini. Tre mesi di tempo e poi verrà messo a punto un Libro Bianco ufficiale, e su quello il governo formulerà le proposte in materia di lavoro, salute e politiche sociali. Il ministro vuole coinvolgere anche l'opposizione. E un primo sì al confronto lo incassa da Enrico Letta, ministro ombra del Pd per il Welfare. Sacconi incassa anche la collaborazione del leader della Cisl Raffaele Bonanni, che si è detto "pronto a discutere".

L'analisi del Libro Verde è impietosa: gli ammortizzatori sociali così come sono non funzionano, parte della popolazione più povera ne è esclusa. Né va meglio se si guarda al lavoro: il collocamento, pubblico e privato, non decolla. Hanno fallito le politiche per la formazione. La scuola arranca e i giovani entrano tardi e male nel mercato del lavoro.


Sacconi punta il dito sulle rigidità che caratterizzano il mercato del lavoro, che frenano la creazione di nuova occupazione, perché, ragiona, un sistema di welfare che funzioni ha bisogno di "un innalzamento dei tassi di occupazione regolare, soprattutto di donne, giovani e over 50". È così "che si aumentano i contributi che alimenteranno pensioni e fiscalità generale".

Come raggiungere l'obiettivo? Senza tagli, ma è necessario "semplificare e de-regolarizzare le regole di gestione dei rapporti di lavoro". Questa la ricetta che passa dal superamento della "contrapposizione tra Stato e mercato ovvero tra privato e pubblico", perché un welfare delle opportunità "non può che scommettere su una virtuosa alleanza tra mercato e solidarietà". Quindi maggiore diffusione per i fondi previdenziali e sanitari complementari, cui lo Stato può dare una mano attraverso "una fiscalità di vantaggio".

Ma l'analisi di Sacconi va al di là della mera legge economica. C'è un passo in cui il ministro parla di nichilismo, di una società dove s'è perso il senso più elementare della vita, così come "la capacità di fare comunità a partire dalle sue proiezioni essenziali che sono la famiglia, il volontariato, l'associazionismo". Un cambiamento economico dunque, ma anche culturale. È questa la scommessa.

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