Firenze, l'uomo si è gettato nell'Arno nei pressi dell'Isolotto alle Cascine. E' stato salvato da due poliziotti. E' un ex contadino originario di Potenza

  

FIRENZE - Ha vissuto due guerre, non ha più accanto gran parte delle persone a cui voleva bene, ha lavorato a lungo e ha le mani callose perché adesso vive a Firenze ma in passato ha fatto il contadino in Basilicata, a San Fele, in provincia di Potenza.

In vecchiaia, s'è rotto le scatole e ha deciso di farla finita. A 103 anni. E s'è buttato nell'Arno. Niente da fare, l'hano salvato. Gli tocca andare avanti.

Ha tentato il suicidio nella tarda mattinata di un sabato di mezza estate. Ha preso l'autobus, è arrivato nel luogo prescelto, e si è gettato in acqua all'altezza della passerella dell'Isolotto alle Cascine. Però, proprio in quel momento, passavano di lì due poliziotti a cavallo, in servizio di controllo nello storico parco cittadino. L'hanno visto, hanno lasciato i cavalli sull'argine e si sono lanciati in acqua. Dal loro punto di vista, non potevano fare altrimenti. Sono riusciti a raggiungere l'uomo, e l'hanno trascinato a riva.

Lui, il suicida mancato, ha fatto quel che ha fatto perché convinto di volerlo fare. Non è stato né un incidente né un raptus di demenza senile. E' lucidissimo, e l'ha ammesso: "Sì, è vero, mi sono buttato in Arno perché volevo morire. Non voglio più campare, sono stufo". Ai soccorritori, e ai molti curiosi accorsi durante il salvataggio, ha parlato con un filo di voce. "Mi sono buttato parandomi il volto con un braccio - ha spiegato - credevo di morire subito, e invece quando ho riaperto gli occhi ho visto intorno a me tante persone".

L'uomo, che non ha subito particolari conseguenze dal gesto, è stato comunque ricoverato in via precauzionale presso l'ospedale di Santa Maria Nuova. Probabilmente, dopo 103 anni, si rimetterà in sesto anche stavolta. E tornerà dov'è vissuto fino a oggi, in una struttura delle Suore Figlie delle Sacre Stigmate di via del Podestà. Nel convento lì accanto c'è sua figlia, suora.

Stupore nell'istituto dove vive. La madre superiora, suor Elisabetta, lo descrive come "una persona che non ha mai dato problemi, attiva, piena di spirito, legge tantissimo. E' autosufficiente e libero di muoversi e fare come vuole". Ogni anno, l'8 gennaio, nella casa di riposo si festeggia il suo compleanno. Così fu anche tre anni fa per la festa dei 100 anni, che vide radunati anche i due figli maschi più alcuni nipoti e pronipoti. Venne festeggiato come una specie di eroe, capace di superare un traguardo ambito. Oggi, invece, il salto nel fiume. Non gli resta che armarsi di pazienza. Tanto, prima o poi, deve finire per forza.

 

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