La giornata della memoria. Con il ricevimento dei familiari delle vittime, prima nella Sala Rossa del Comune poi nell’Aula consiliare di Palazzo d’Accursio, sono cominciate le manifestazioni per il 28/o anniversario della strage alla stazione di Bologna (85 morti, 200 feriti), che sono culminate o con gli interventi nel piazzale della stazione.

 

Ma anche perché - ha aggiunto Cofferati - «nessuno possa ignorare la verità storica come quella giudiziaria, lontano dai tentativi troppe volte strumentalizzati di mettere in discussione quello che è stato sancito dal lavoro faticoso e sempre attento dei magistrati».

Il ricordo. Un applauso dalla gente raccolta nella piazza della stazione di Bologna ha salutato la fine della lettura dal palco del messaggio del presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Non sono invece stati letti, ma solo citati i messaggi inviati tra gli altri dal presidente del Senato Renato Schifani e della Camera Gianfranco Fini. Un piccolo errore sui tempi della cerimonia ha fatto sì che il minuto di silenzio, introdotto da tre fischi delle locomotive presenti in stazione, per ricordare il momento della strage, cioè le 10,25 (l’orologio della stazione è da allora fermo a quel momento), sia stato chiamato con qualche minuto di anticipo. Tantissimi come ogni anno i gonfaloni di città, province e regioni italiane portati a Bologna per testimoniare la vicinanza del Paese alla città e ai familiari delle vittime.

Fischi annunciati. Una contestazione «minimale» e «senza fischi». Anzi quasi «positiva», perché chi ha lasciato la piazza durante l’intervento del ministro Rotondi, «lo ha contestato più visivamente, senza disturbare quelli che volevano ascoltarlo». Secondo il presidente dell’Associazione familiari Paolo Bolognesi «oggi praticamente non c’è stata contestazione, i fischi non si sono sentiti».

Rispetto al passato, infatti, i fischi che quasi sempre hanno accompagnato le parole dei rappresentanti del Governo durante la commemorazione della strage di Bologna si sono ridotti a pochi episodi isolati. Ancora meno per l’intervento di Cofferati, accolto da grida di dissenso solo da una manciata di rappresentanti dell’ `Assemblea antifascista permanente´. In compenso, non appena Rotondi ha preso la parola, metà piazza ha lasciato la cerimonia, «un segnale - ha continuato Bolognesi, parlando a conclusione della commemorazione - che una parte politica non ha voluto sentire il discorso del ministro».

Una contestazione, però, «positiva: non hai disturbato quelli che volevano sentire cosa diceva il ministro». Per questo ai cronisti Bolognesi ha chiesto di non dare troppo peso alla protesta: «Mi auguro che si parli di quello che abbiamo detto io, il sindaco Cofferati e il ministro, sarebbe il modo migliore per i giornalisti per onorare le vittime».

 

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