I sei uomini del "Valeria Prima" sono stati riportati a bordo. Ricevuto trattamento disumano, dice alla radio il comandante

 

 

MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) - Fermati, poi interrogati, poi ancora costretti a seguire le motovedette libiche che li hanno scortati nel porto di Tripoli. Sono state ore difficili quelle sopportate dai sei uomini dell'equipaggio del motopesca mazarese "Valeria prima", bloccato ieri verso le 7 di mattina a circa 35 miglia dalla costa libica.

 Imbarcazione ed equipaggio sono ora bloccati in porto a Tripoli.

L'ambasciata d'Italia a Tripoli, dopo i primi contatti di ieri sera con le autorità libiche, si è attivata stamani per consentire al console generale di fare visita "si spera in giornata" all'equipaggio del peschereccio. Del caso si sta occupando direttamente l'ambasciatore Francesco Paolo Trupiano.

A bordo del peschereccio ci sono sei persone quattro italiani, tra cui l'armatore, e due tunisini: Nicolò Asaro, 56 anni (comandante e proprietario), Stefano Di Benedetto, 46 anni (direttore di macchine), Francesco Asaro, 40 anni (giovanotto di macchine), nonchè dai marittimi Nicolino Salvo, 49 anni, e Manti Hadj Salem di 43 anni, Frej Houaneb di 30 anni. Le autorità del Paese africano considerano proprio quello specchio di mare, sulla cui sorte da tempo si discute, e non accettano incursioni azzardate. Ora, per il rilascio definitivo, ci vorrà una trafila che, a volte, in passato, è stata lunga.

GUARDA IL VIDEO

Secondo la ricostruzione fatta da Pietro Gunnella, comandante del motopesca mazarese "Giovanni Vincenzo", che si trova a 20 miglia a Sud-est di Lampedusa, stamattina i sei uomini dell'equipaggio del "Valeria Prima" sono stati riportati a bordo e così Nicolo Asaro, comandante e armatore del peschereccio mazarese, è riuscito a raggiungere la radio, a parlare con le altre imbarcazioni mazaresi in navigazione tra Italia e Libia e a raccontare ciò che avrebbe subìto con il suo equipaggio.

"Siamo stati trattati come animali, - ha detto in lacrime - come schiavi, ci hanno puntato le armi addosso, i fucili in bocca, siamo stati tenuti tutta la notte in un stanzetta di 5 metri quadrati senza acqua, al caldo".

"Il comandante del motopesca "Valeria Prima", parlando via radio stamane, piangeva come un bambino. Noi siamo semplici pescatori e lavoratori, non terroristi o contrabbandieri, non è possibile essere trattati così - racconta il comandante Gunnella - Deve intervenire Amnesty international. C'è una palese violazione dei diritti umani da parte dei libici. Noi pescatori stiamo organizzando una protesta perchè non è possibile essere trattati come schiavi".

Tutti i comandanti dei pescherecci nel canale di Sicilia hanno ascoltato il racconto, a tratti altamente drammatico, di Asaro e sono consapevoli e molto preoccupati che quello che è capitato all'equipaggio del "Valeria prima" possa accadere anche a loro. Per questo invitano "le autorità italiane ad intervenire immediatamente per liberare i pescatori italiani".

La zona di mare in cui è avvenuto il sequestro è ricca di pesce e soprattutto dell'oro rosso del Mediterraneo: i grossi gamberoni che al dettaglio si vendono a 50 euro al chilo. Un oro che spesso porta i pescatori ad avvicinarsi pericolosamente alla costa, intercettati dalle autorità libiche, tutt'altro che amichevoli.