"Idea sballata". Veltroni: ognuno risponde alla sua coscienza. Il segretario incontra Ferrero: divergenze sulle europee

  

di UMBERTO ROSSO

Massimo Cacciari

ROMA - Si sfila anche Massimo Cacciari. La petizione del Pd contro Berlusconi è "un'iniziativa sballata", e dunque il sindaco di Venezia non la firmerà. Esattamente come Antonio Bassolino, finito al centro della tempesta per il suo gran rifiuto. E poi c'è chi, come il governatore del Piemonte, la sottoscrive a titolo personale: come "singolo militante ma non come presidente di regione" fa sapere, dopo molti dubbi, Mercedes Bresso. Sorpreso, Walter Veltroni si limita ad una gelida battuta, "Bassolino? Ognuno agisce secondo la propria coscienza", ma dentro il Pd monta la rabbia nei confronti del governatore della Campania. Con qualche deputato che si spinge a recriminare "questo è il prezzo che paghiamo per non averlo rimosso per la crisi dei rifiuti a Napoli".

Bassolino però tira dritto, incurante delle critiche che piovono anche dal segretario del Pd campano Nicolais e da alcuni consiglieri comunali, e conferma di non poter sottoscrivere la petizione "Salva l'Italia" perché come amministratore ha il "dovere" di collaborare con Berlusconi, riconoscendo peraltro che "il cambio di quadro politico" ha aiutato nell'emergenza rifiuti. Dovere? Certo, lo bacchetta il coordinatore del Pd Goffredo Bettini, ma "oltre ad un piano prettamente istituzionale c'è la libertà politica di esprimersi su scelte dannose per il Paese". E di fronte all'aggravarsi della crisi, è il "no" sintetizzato dalla petizione che "dovrebbe diventare per tutti un dovere". Dietro il malessere dei "cacicchi" del Pd (la Jervolino firma, Chiamparino invece diserterà la festa del partito) si agita però il fantasma della guerra interna ai democratici. Colpi bassi per destabilizzare Veltroni? Massimo D'Alema respinge tutti i sospetti: "Io dietro Bassolino? Solo un imbecille può pensarlo. Non è che io non faccio una cosa e la faccio fare a lui... ".

E siccome l'ex vicepremier è stato uno dei primi firmatari della mozione, e la sostiene con convinzione, "ogni altra illazione è priva di fondamento". Al contrario di quel che pensa Cacciari, che non firma, perché come sindaco spera di collaborare con Berlusconi mentre il problema del Pd oggi è di organizzare se stesso e non quello di dare una spallata al governo, "significherebbe frantumarsi la spalla". Giudizio insufficiente perciò per Veltroni, e se alle europee il Pd prende meno del trenta per cento "si aprirebbe sicuramente un casino per quanto riguarda il segretario". D'Alema leader del partito? "Ma no, sa perfettamente che non potrà mai esserlo. Non è mica scemo. Bersani potrebbe essere un nome. E anche Enrico Letta".

Sul nodo delle europee, Veltroni ieri ha incontrato Ferrero. Posizioni molto lontane. Sulla riforma elettorale (il segretario del Pd vuole uno sbarramento al 3 e circoscrizioni più piccole, quello del Prc la legge attuale) ma anche su tutto il resto, a cominciare dalla manifestazione democratica del 25 ottobre. Tempi troppo lunghi e soprattutto, secondo Ferrero, temi troppo morbidi. Il leader di Rifondazione prova perciò a lavorare ai fianchi la strategia veltroniana. Alla Camera, siparietto con D'Alema ("hai vinto il congresso ma io tifo per chi gioca bene", "bisogna vedere se Vendola gioca bene") ma poi colloquio in Transatlantico con Bersani. Ferrero vede anche Di Pietro, compagno di strada del Prc nel referendum contro il Lodo Alfano. Nei giorni scorsi, contatti anche dall'altra parte della barricata, con i piccoli del Pdl (Rotondi, Mpa), nella speranza di far fronte comune contro la soglia di sbarramento. Ma soprattutto Ferrero punta a scendere in piazza contro il governo prima del Pd.

Ne ha parlato con Claudio Fava, leader di Sd. Incontro anche con Grazia Francescato dei Verdi. E Oliviero Diliberto, con il quale si immaginava un asse preferenziale? Solo un colloquio telefonico con il capo del Pdci.

Fonte