Dura reazione della Curia dopo lo show di Borghezio alla Commenda

di Donatella Alfonso
Il cardinale Angelo Bagnasco
Il cardinale Angelo Bagnasco
Scherza coi fanti e lascia stare i santi, caro Borghezio. L´estemporaneo giuramento-blitz in San Giovanni di Pré inscenato dall´europarlamentare leghista per difendere la Commenda dalla paventata invasione islamica, suscita uno stringato quanto secco comunicato di disapprovazione da parte della Curia genovese, che vede invece di buon occhio la nascita del centro interreligioso.

«Senza l´esplicita autorizzazione ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli atti del culto cattolico» dice la nota diffusa nella tarda serata di venerdì dalla Curia, dopo che le tv e le agenzie di stampa avevano riportato la scenata del massiccio leghista che, dopo insulti e gestacci al sindaco Vincenzi per un limitato pubblico di ultrà in maglietta verde, si era infilato in chiesa approfittando dello sconcerto di un custode intimorito da tesserini parlamentari e polizia di scorta.

Piena riprovazione quindi dall´entourage dell´arcivescovo Bagnasco, che è rientrato ieri a Genova da un periodo di riposo in montagna, nella località altoatesina di Pietralba, durante il quale, secondo alcuni, ci sarebbe stato un riservatissimo incontro, non si sa quanto casuale, tra il segretario della Cei e il ministro degli interni, il leghista Roberto Maroni. E nel corso del colloquio, sul quale peraltro mancano conferme ufficiali, si sarebbe parlato anche della vicenda della moschea a Genova, che tanto dà da fare al manipolo di leghisti che hanno deciso di passare lì tutto il mese d´agosto.

Ma il blitz di Borghezio in chiesa e l´altare usato per il giuramento giussanesco va al di là anche della mobilitazione. «Quello è solo un episodio, il contesto della manifestazione era diverso» dice il segretario leghista ligure Francesco Bruzzone. Però, in chiesa a giurare con i "cavalieri combattenti della cristianità" c´era anche lui.
Non è d´altronde un mistero, come ha chiarito anche Marta Vincenzi la scorsa settimana in consiglio comunale, che il cardinale Bagnasco abbia dato già da tempo un suo assenso all´ipotesi di far nascere alla Commenda il centro interreligioso su cui sta lavorando la Consulta delle religioni. Questo anche se la Curia ha già fatto sapere più volta che, fatta salva la necessità di rispettare il pieno diritto alle espressioni di culto, solo le autorità civili potranno esprimersi sulla realizzazione e la localizzazione della moschea.

E mentre Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, ironizza su Borghezio («Siamo sicuri che la Chiesa, nella sua infinita clemenza, invece di scomunicarlo o di consegnarlo al più vicino centro di igiene mentale, deciderà di affidare il poveretto alle cure della Caritas che da sempre è abituata a trattare con uguale passione tutti i casi di emarginazione a prescindere dalla nazionalità»), i crociati del referendum, cioè i consiglieri regionali Gianni Plinio (An) e Matteo Rosso (Fi), hanno chiesto un incontro con il delegato per la Liguria dell´Ordine di Malta, marchese Giacomo Chiavari, per valutare insieme la proposta di trasformazione della Commenda di Prè, in parte affidata ai Cavalieri, in centro interreligioso e concordare eventuali iniziative di contrasto e di proposta alternativa. «Riteniamo giusto e doveroso - spiegano i due consiglieri liguri - rapportarci con l´Ordine di Malta che occupa parte della struttura e la valorizza con iniziative assistenziali e anche di rappresentanza e di prestigio internazionale. Non si può consentire che un pilastro della storia e delle radici cristiane di Genova possa essere snaturato e profanato con utilizzi anomali e talora provocatori come vorrebbe fare il sindaco Vincenzi».

 

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