di Massimo Riva
È deviante che il mondo imprenditoriale concentri le sue preoccupazioni soltanto sugli effetti della Finanziaria. E induce alcuni a pensare che le polemiche siano una mossa a sostegno di chissà quali ambizioni politiche del suo presidente
Luca Cordero di Montezemolo
Nel 2007 il tasso di crescita italiano sarà ancora positivo, ma inferiore a quello del 2006. Su questo punto le previsioni sono concordi a causa di una serie di fattori concomitanti: 1. Rallenteranno un po' tutte le economie europee; 2. Il dollaro debole non aiuterà l'export sui mercati statunitensi; 3. La bolletta energetica continuerà a esercitare il suo peso recessivo; 4. La manovra di risanamento dei conti pubblici frenerà la domanda interna.

Che il mondo imprenditoriale manifesti i suoi timori in proposito è del tutto logico. Ma che concentri le sue preoccupazioni soltanto sugli effetti della legge finanziaria appare piuttosto deviante. Certo che alcuni aspetti della manovra governativa avranno un impatto negativo sulle attività economiche. Il solo fatto che si punti a piegare il deficit dello Stato sotto il 3 per cento è già un forte fattore di stretta per il sistema. D'altro canto, che si doveva fare? Forse fare finta di nulla dinanzi agli impegni con l'Europa e lasciare che l'Italia diventasse la pietra dello scandalo nell'Unione monetaria?

In Confindustria poi non possono aver dimenticato che parte non piccola dei soldi rastrellati con la Finanziaria serviranno a dare alle imprese uno stimolo competitivo rilevante in termini di costo del lavoro attraverso il robusto taglio del cuneo fiscale. E ancora: un'altra parte di denaro raccolto con le tasse sarà usato per non chiudere i cantieri dell'Anas e delle Ferrovie, la cui operatività è un tonico potente per la tenuta della congiuntura economica. È singolare che in Confindustria si voglia sorvolare su questi 'dettagli'.

Personalmente considero Luca di Montezemolo persona troppo avveduta e intelligente per dare credito alle congetture di chi interpreta la polemica imbastita da Confindustria sulla Finanziaria come una mossa a sostegno di chissà quali ambizioni politiche del suo presidente. Montezemolo che scende in campo a surroga di Berlusconi? Montezemolo che lavora dietro le quinte per un ribaltone politico che porti a un governo di grande coalizione con taglio delle ali estreme? Ma siamo seri: quali probabilità di nascere e di trovare una maggioranza in Parlamento avrebbe un governo in cui dovessero coabitare Visco e Tremonti, Fini e D'Alema, Casini e Boselli? Soprattutto: quali possibilità avrebbe una tale coalizione di promuovere davvero una lotta alle corporazioni e agli sprechi della spesa pubblica? Troppi sarebbero gli orti che ciascuno vorrebbe proteggere.

Sbaglierò, ma preferisco pensare che le polemiche confindustriali sulla crescita debole puntino piuttosto a stringere l'attuale governo sull'agenda delle cose urgenti da fare nel 2007. Il completamento della riforma delle pensioni, naturalmente, ma ancora di più la piena liberalizzazione dei mercati interni ingessati da troppe posizioni di rendita, nonché l'avvio di provvedimenti tesi ad alzare il tasso di produttività nell'area pubblica come in quella privata. Questi sono gli obiettivi seri che un governo serio e una Confindustria seria dovrebbero darsi nel nuovo anno. Sarebbe già un buon inizio se il presidente Montezemolo sgombrasse il campo da illazioni imbarazzanti e pericolose.