Le misure adottate dall’Italia per fare fronte all’emergenza dei campi nomadi illegali «non sono discriminatorie» e quindi sono «in linea» con il diritto comunitario: questo, in sintesi, il giudizio espresso dalla Commissione Europea dopo l’analisi sull’opera di censimento dei campi nomadi, inviata da Roma a Bruxelles l’1 agosto scorso.

 

Anche la discussa raccolta delle impronte digitali «viene fatta solo al fine di identificare persone che non è possibile identificare in altro modo» ha aggiunto il portavoce di Barrot; un sistema «valido in particolare per i minori nei confronti dei quali questi rilievi vengono effettuati solo nei casi strettamente necessari e come ultima possibilità di identificazione».

La «buona cooperazione» tra le autorità italiane e Bruxelles, ha osservato ancora Cercone, ha consentito di verificare le linee dei provvedimenti presi e di «correggere tutte le misure che potevano dare luogo a contestazioni».

Barrot continuerà comunque a seguire il dossier, prestando attenzione alle ulteriori informazioni che saranno fornite dall’Italia sull’applicazione delle misure prese e chiede di essere informato sullo svolgimento del censimento e dei suoi risultati.

 

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