Il presidente di Italia dei Diritti esprime la propria perplessità sulla proposta di voto agli immigrati e denuncia il lassismo dell’opposizione




Roma – Si fa sempre più acceso il dibattito sull’estensione del diritto di voto agli immigrati.

La lettera con la quale il Segretario del Pd ha chiesto al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, di “adoperarsi per consentire la più ampia discussione di questa iniziativa legislativa e di accelerarne quanto più possibile l'iter" non è piaciuta a molti. Ovviamente non è piaciuta al centrodestra, refrattario a qualunque concessione agli immigrati sul piano dei diritti politici; ma è piaciuta ancora meno a Di Pietro, convinto che non sia il tempo di discutere di un tema simile.

Antonello De Pierro, presidente di Italia dei Diritti, commenta così la proposta di Veltroni: “Ritengo sia giusto affrontare il tema dell’estensione del diritto di voto agli immigrati regolari che sono in Italia da tanti anni, ma non penso che sia la priorità più incombente per la nostra società. Questa opposizione “vacanziera”, immobile di fronte ai provvedimenti varati in modo indecente dalla maggioranza, tradisce le radici storiche della propria linea politica. E’ vero, i tempi sono cambiati – aggiunge De Pierro – ma questa opposizione si è piegata troppo arrendevolmente ai colpi di mano di Berlusconi e della maggioranza di governo. I padri del partito democratico, di fronte all’incostituzionale lodo Alfano, alla legge elettorale “porcellum” o al comportamento di Bossi nei confronti dell’inno nazionale, sarebbero scesi in piazza coinvolgendo i cittadini. Oggi invece quegli stessi cittadini non hanno un punto di riferimento, se non in Di Pietro o in personaggi come Beppe Grillo, Sabina Guzzanti o Marco Travaglio, che, pur esprimendo concetti pienamente condivisibili, non possono rappresentare i cittadini istituzionalmente. E’ ora che l’opposizione si risvegli da questo inaccettabile e pericoloso torpore – conclude De Pierro – e che ritiri gli slogan propagandistici utili solo a racimolare qualche pugno di consensi, rimandando la questione «voto immigrati» ad un frangente politico più favorevole”.