Il presidente dell’Italia dei Diritti:"Per combattere il fenomeno bisogna scoraggiare i clienti"

“Ben venga che ci si occupi finalmente del fenomeno della prostituzione, ma il modo in cui viene affrontato dalla proposta di Ddl Maroni - Carfagna non è condivisibile”.

Questa la considerazione del presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, in merito allo schema di Disegno di Legge dei ministeri dell'Interno e delle Pari opportunità volto a vietare la prostituzione nei luoghi pubblici e aperti al pubblico.
De Pierro riconosce che si tratta di un passo in avanti rispetto “all’immobilismo totale e al disinteresse manifestato dalla politica sulla questione prostituzione” e ricorda che l’Italia dei Diritti “già da tempo ha affrontato il problema portando avanti anche la proposta di pubblicare le targhe delle auto dei frequentatori delle prostitute su un sito web di prossima costruzione”.
Per il Presidente del Movimento, però, il Ddl rischia di “trasferire semplicemente parte del fenomeno dalle strade alle case creando ulteriori problemi di ordine pubblico”. Per Italia dei Diritti il Ddl non si discosterebbe molto da tutti gli interventi che si sono succeduti nel tempo sulla questione prostituzione, “che si sono rivelati sempre e solo mosse di pura propaganda e demagogia. Bisogna invece – sottolinea De Pierro - assumere un atteggiamento duro e risoluto nei confronti dei clienti. In fondo se c’è domanda si crea automaticamente l’offerta, quindi è proprio sulla domanda che si deve agire. In questo modo, invece, si cerca di eliminare con un colpo di spugna un problema che ha radici molto più profonde”.
Il Presidente ha spiegato che con il provvedimento in esame si vanno colpire le prostitute che hanno scelto volontariamente di intraprendere l’antico mestiere, ma non le vere vittime del racket: “Trasformando la prostituzione in reato - aggiunge il Presidente del Movimento nazionale - si rischia solo di punire le giovani ragazze sfruttate che, una volta fermate dalla Polizia, non avrebbero il coraggio di denunciare i loro aguzzini e verrebbero punite per reati dei quali non sono responsabili”.
Per questi motivi la strada da percorrere per il presidente dell’Italia dei Diritti è una sola: “Mettere i frequentatori sotto pressione, stabilire pene ancora più severe e proprio su questo fronte – assicura - la battaglia dell’Italia dei Diritti non si fermerà”.