La Cgil? È dal ‘94 che ha assunto un ruolo di partito politico, e ha smesso di fare il sindacato.


E ancora: il futuro della PA? Si entrerà solo per concorso e chi ha un contratto a termine alla scadenza del proprio lavoro non potrà accampare diritti. Poi: operazione trasparenza finita? Neanche per sogno: nel 2009 saranno on line anche i curricula dei chirurghi. E per finire, il Brunetta-pensiero spazia anche sulle unioni civili: ecco lanciati i “Di.do.re”, “diritti e doveri di reciprocita’ dei conviventi”.
Ormai va a tutto campo il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, presentando i temi della sua rivoluzione. Per gradi: protagonista del filo diretto di Radio Radicale, non usa mezzi termini il ministro antifannulloni annunciando una nuova norma per rivedere le decisioni del governo Prodi sul lavoro precario nel pubblico impiego.
“Nella Pubblica amministrazione si entrerà solo per concorso e chi ha un contratto a termine alla scadenza del proprio lavoro non potrà accampare diritti”. E il pensiero va subito alla querelle sui precari delle Poste che tanto ha fatto discutere lo scorso luglio. “Basta con i precari” ha detto Brunetta “Basta tenere appese le persone per precariato. Chi ha creato precari e ha dato loro illusioni deve farsi una ragione che non è più possibile andare avanti così. Mi rendo conto che le aspettative della gente sono sacrosante, ma non è possibile che come nella scuola la stragrande maggioranza dei docenti non ha mai fatto un concorso e questo è inaccettabile perché poi la qualità scadente si vede”. E per chi già lavora, da precario, nella Pa ha chiarito che “stiamo predisponendo una nuova norma che rivede le norme del governo Prodi che senza copertura finanziaria aveva ipotizzato un todos caballeros per tutte le centinaia di migliaia di precari”.
Altra novità, ancora sotto forma di auspicio, però, è la pubblicazione on-line dei curricula dei chirurghi: “Mi leggo tutto sullo yogurt, sul succo di frutta o sull’ultimo telefonino e non so se quello che mette le mani su di me per operarmi è uno bravo o uno non bravo, quanti ne ha ammazzati o quanti ne ha salvati? Questa è una follia” dice Brunetta. “Io voglio pubblicare gli score professionali nella sanità, così come per i professori, i maestri, i funzionari”.
Il filo diretto su Radio Radicale era iniziato all’insegna della positività sulla questione del giorno, Alitalia. “Io sono ottimista, se non prevalesse l’ottimismo e il buonsenso” ha spiegato il ministro “sarebbe un disastro per i lavoratori. Un po’ meno per gli italiani perché si troverebbe una soluzione alternativa. L’Italia invece perderebbe un asset importante. Il governo ha fatto molti sforzi e sono già pronti gli ammortizzatori sociali”. Secondo Brunetta, che giudica Alitalia “un’azienda già fallita”, “se venisse meno un po’ di egoismo e di miopia (il riferimento neppure troppo velato è alla Cgil, ndr) la soluzione sarebbe a portata di mano”. Comunque tutto si deve decidere “entro poche decine di ore, ma la verità è che questo stato di cose non fa bene all’immagine né della vecchia azienda né della nuova”. E proprio al sindacato guidato da Guglielmo Epifani il responsabile della Funzione pubblica ha dedicato parole di fuoco. “La Cgil si è configurata come un partito politico, non come un sindacato, che appoggiava governi amici e osteggiava governi avversari. In questo stato di cose - ha affermato - la Cgil è un’anomalia italiana e questo non può andare, anche perché e uno squilibrio nella rappresentanza sindacale. Anche nel mio settore con Cgil non si riesce a parlare”. Secondo Brunetta, la prova si avrà “entro fine mese quando Confindustria e confederali dovranno ridefinire accordi del ‘92-’93?. Insomma, la “Cgil è antagonista. So che al momento esiste un dibattito interno al sindacato, ma non ci entro. Certo è però un sindacato antagonista, non utile al sistema sindacale italiano”.
Il ministro del governo Berlusconi ha poi parlato del progetto sulle unioni civili (i “Di.do.re”: DIritti e DOveri di REciprocità) su cui sta lavorando insieme al ministro dell’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi. “Sto facendo un esercizio da professore non da ministro” ha spiegato in diretta, illustrando poi le sue idee in merito. “Tutte le risorse devono andare alla famiglia, come previsto dalla Costituzione. Gli altri legami, eterosessuali o omosessuali che siano - perché lo Stato non deve andare in camera da letto - sono deboli anche se meritevoli. Ma se c’è convivenza - ha chiarito - questa va tutelata con un insieme di diritti individuali, partendo da quelli già esistenti, senza oneri per lo Stato né per la finanza pubblica”. All’obiezione del giornalista che gli omosessuali non possono sposarsi, e sono dunque destinati ai legami “deboli”, Brunetta risponde che “è contrario al matrimonio tra omosessuali”. Il numero uno della Pa ha spiegato anche quanto scritto un anno e mezzo fa insieme all’economista Giuliano Cazzola su Libero: “Denunciavo l’imbroglio della sinistra sui Dico-Pacs. Distinguevo nettamente il matrimonio come previsto dalla Costituzione, che considero un bene pubblico destinatario di welfare, da altre unioni meritevoli ma diverse dal matrimonio. Denunciavo” ha ribadito “l’ipocrisia dei Dico-Pacs perché facendo confusione tra matrimoni e famiglia e altri tipi di convivenze deboli - chiamiamole così - si appropriava del welfare”. Ma “se questa attuale riflessione divide” spiega il ministro “prendo e la straccio perché serve una società italiana unita e non divisa. Chiedo però un minimo di laicità, si leggano con animo tranquillo le intenzioni. Io e Rotondi siamo persone che non vogliono conflitti né disunire”.
Brunetta ha poi di nuovo indossato l’abito di ministro della PA e ha parlato di quella che definisce ormai da mesi la sua “piccola grande rivoluzione”. Su cui, ci tiene a sottolineare, “ho la totale condivisione dei dirigenti e di Regioni, Province e Comuni”. In questa rivoluzione, “il sindacato faccia il sindacato, e non cogestisca, io sono il datore di lavoro e non faccio un passo indietro”. Intanto arrivano buon notizie dall’assenteismo “sceso del 30, 40, forse 50 per cento, che vuol dire che o sono un taumaturgo o c’era qualche lassismo di troppo nel passato”. L’assenteismo “finirà entro anno” ha promesso il ministro. “Poi facciamo un buon contratto, premiamo i bravi non con una medaglietta ma con più soldi, facciamo trasparenza, diamo voce ai cittadini-consumatori, mettiamo in atto un meccanismo virtuoso, ridiamo uno status ai dipendenti pubblici che si sentano orgogliosi di essere dipendenti pubblici, diamo loro valore e il senso che stanno producendo beni fondamentali”.
Tutto questo perché “non mi rassegno che il nostro Paese sia straordinario per il prosciutto crudo e da terzo mondo per la sanità, la scuola, la giustizia”. D’altronde, Brunetta ripete che la sua è una “battaglia di sinistra”: “Beni e servizi pubblici sono destinati alla povera gente perché i ricchi e i benestanti possono fare a meno della Pa in quanto si comprano la scuola all’estero, la giustizia con gli arbitrati, la salute nelle cliniche private, la cultura, la sicurezza con i body guard”.

 

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